“Un mondo a parte”, Milani: Paese che punta su scuola e integrazione

“Un mondo a parte”, Milani: Paese che punta su scuola e integrazione
23 marzo 2024

Riccardo Milani ha voluto presentare il suo ultimo film, “Un mondo a parte”, nei cinema dal 28 marzo, nei luoghi in cui l’ha girato, in Abruzzo. L’anteprima è stata in un piccolo cinema di Pescasseroli intitolato a Ettore Scola, che rappresenta un luogo di “resistenza”, come è luogo di resistenza la scuola che il regista racconta nella sua commedia, interpretata da Antonio Albanese e Virginia Raffaele. In questa piccola comunità quando la scuola rischia di chiudere per mancanza di bambini con concretezza e ostinazione si trova una soluzione.

“C’è un approccio a tematiche importanti, tipo l’integrazione – dice Milani – che qui non viene risolta dal punto di vista ideologico o politico, viene risolta in concreto. E’ una cosa che serve, serve alla comunità, serve a farla stare in piedi. Scavalcando tutte le differenze che ci possono essere, sul tema dell’immigrazione, per esempio. Questa è una cosa che avviene da decenni. Ti dà la misura di quello che viene chiamato il Paese reale, che spesso trova soluzioni che sembrano introvabili”. Antonio Albanese interpreta un maestro elementare che fugge da Roma e spera di ritrovare motivazioni e serenità in un piccolo centro. Arriva in un paesino isolato, apparentemente ostile, dove la neve blocca le strade e la scuola è composta da un’unica pluriclasse.

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Grazie all’aiuto della vicepreside interpretata da Virginia Raffaele, alla comunità e ai bambini compirà l’impresa più importante della sua vita. Alla domanda cosa sia necessario oggi per essere un bravo insegnante gli attori rispondono: “Ci vogliono delle gocce, ci vuole un buon analista – scherza Albanese – no, davvero, la figura del professore in questi anni è stata abbandonata, questi poveri professori e maestri, veramente, lavorano con un amore impetuoso, faticando. Questo film è anche questo, vuole richiamare l’attenzione su questo degrado, su questo abbandono della scuola”. Virginia Raffaele: “Non c’è collaborazione delle famiglie a dare autorevolezza, che non è l’autorità, agli insegnanti, che hanno bisogno dell’autorevolezza per insegnare ai ragazzi cosa è il futuro, ad avere una educazione civica, un’educazione sentimentale”.

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