Valle Belice (Tp), completato il Cretto di Burri. Il 17 inaugurazione

Valle Belice (Tp), completato il Cretto di Burri. Il 17 inaugurazione
15 ottobre 2015

cretto-burriIl 17 ottobre il Grande Cretto di Gibellina sarà ufficialmente inaugurato. Esattamente trenta anni dopo l’avvio della sua realizzazione (1985) l’opera forse più famosa di Alberto Burri ha trovato il suo completamento, così come concepito e definito dal geniale artista. Gibellina (cuore della Valle del Belice, in Sicilia) fu distrutta dal sisma del 1968. Numerosi artisti di chiara fama, in risposta all’appello di Ludovico Corrao, allora sindaco della cittadina, aderirono con slancio e generosità per la fondazione della nuova Gibellina in altro luogo, con progetti di piazze, architetture e opere monumentali. Anche Burri, invitato nel 1981, decise di intervenire, scegliendo però di operare sui ruderi stessi della vecchia Gibellina. I resti della città vennero inglobati nel cemento riprendendo il vecchio assetto urbanistico.

Il labirinto bianco coprì come un sudario le rovine del sisma, ricordando con le fenditure del Cretto l’evento distruttivo e offrendo alla comunità la dimensione simbolica di un nuovo inizio. I lavori, avviati nel 1985 e interrotti nel 1989, coprirono circa 66.000 metri quadri a fronte dei 86.000 metri quadri previsti. In occasione del centenario della nascita di Burri, la Regione Sicilia, il Comune di Gibellina, la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri hanno deciso di completare questa grande opera, senza eguali nel panorama artistico internazionale. La seconda fase dei lavori prevede l opera di restauro completo del Cretto, già finanziata e in attesa di imminente avvio. Diversamente da un paesaggio naturale, nel Cretto la frattura regolata, accompagnata, composta non parla più degli elementi scatenanti forze ignote o catastrofi incipienti, ma diviene specchio del pensiero, della sua domanda insistente, assetata, inappagabile. Lo spazio del Cretto obbliga lo sguardo a percorrere le sue fratture come il viandante dentro le vie di una città abbandonata. Il Grande Cretto evoca tanto la catastrofe avvenuta quanto l’inestinguibilità della memoria.

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