Anm, 9 mila toghe al voto per il dopo Sabelli. In pole position Davigo

Anm, 9 mila toghe al voto per il dopo Sabelli. In pole position Davigo
5 marzo 2016

di Maurizio Balistreri

Dal 6 all’8 marzo prossimo, i quasi novemila magistrati italiani iscritti all’Anm sono chiamati al voto per rinnovare i vertici del loro sindacato. Cinque le liste, 141 candidati in lizza per 36 ‘seggi’ all’interno del Comitato direttivo centrale, il cosiddetto “parlamentino” dell’Associazione nazionale magistrati che poi dovrà scegliere il successore del presidente, Rodolfo Sabelli (Unicost), e del segretario, Maurizio Carbone (Area). Tra i papabili per un posto di vertice all’Anm ci sono Piercamillo Davigo, ex pm del pool Mani Pulite, oggi consigliere di Cassazione, leader di Autonomia e Indipendenza, la lista nata appena un anno fa, Antonio Sangermano, sostituto procuratore a Prato, di Unicost, Edoardo Cilenti, giudice del lavoro alla Corte d’Appello di Napoli, di Magistratura Indipendente ed Eugenio Albamonte, sostituto alla procura di Roma, di Area. Dopo il risultato del referendum interno all’Anm del gennaio scorso, voluto fortemente dalla minoranza del sindacato, cui hanno partecipato la metà degli iscritti, su temi molto sentiti dalle toghe, come la nuova legge sulla responsabilità civile, i carichi esigibili e l’attività di supplenza, l’esito del voto di questo fine settimana non è per nulla scontato. Le ultime elezioni, quelle del 2012, hanno registrato la vittoria di Magistratura Indipendente, la corrente più moderata delle toghe, ma dopo lunghi confronti all’interno del Cdc è prevalsa l’allenza tra Unicost, la lista di centro, e Area, che raggruppa le due anime di sinistra, Magistratura Democratica e Movimento per la giustizia, che hanno poi dato vita al ticket Sabelli-Carbone. Ecco le principali liste in corsa per le elezioni dell’Anm e alcuni dei punti più importanti dei loro programmi elettorali che mettono al centro dell’attenzione, tra i tanti temi, la questione morale, i carichi esigibili e i rapporti con la politica:

UNICOST – Alle prossime elezioni “Unità per la costituzione” punta al totale “rinnovamento” della rappresentanza sindacale dei magistrati presentando 35 dei 36 candidati “alla prima esperienza associativa”, spiega Roberto Carrelli Palombi, segretario generale di Unicost. “Abbiamo l’ambizione di credere che la magistratura si debba riunire attorno a rivendicazioni condivise, senza divisioni in rappresentanze correntizie, e debba creare un’unica piattaforma anche dal punto di vista sindacale. L’Anm non può frammentarsi se vuole essere di peso e garantire una giustizia autorevole nel Paese oltre a difendere i diritti sindacali dei magistrati”, puntualizza Carrelli Palombi. “Anche per noi, il tema dei carichi di lavoro è molto sentito, ma a differenza delle altre liste, per Unicost il nostro lavoro non può ridursi a un’ottica aziendalistica fatta solo di numeri: bisogna individuare dei criteri che consentano di contemperare qualità e quantità” perché con “la iper-produttività si rischia di avere una giustizia non equa” aggiunge Carrelli Palombi sottolineando che se si riduce tutto esclusivamente a dei numeri “si rischia di favorire una burocratizzazione della funzione” con la conseguenza che il magistrato sarò portato a definire le cause più facili per fare numero e a lasciare indietro quelle più difficili.

Leggi anche:
Era malato di cancro, è morto il giornalista Franco Di Mare

AREA – “I fatti di cronaca degli ultimi tempi impongono di mettere al centro dell’attenzione dell’associazione la questione etica: è necessario che il rispetto delle regole che presiedono all’indipendenza, alla trasparenza e all’immagine della magistratura sia sempre assicurato”, dice Glauco Zaccardi, portavoce di Area, precisando che al prossimo Cdc verrà riproposta la richiesta dell’introduzione “di procedure di revoca degli incarichi direttivi e semidirettivi, anche prima della scadenza quadriennale, nel caso in cui i responsabili non abbiano adeguatamente vigilato sul rispetto dei doveri di imparzialità. Si tratta di una forma di tutela che gli altri gruppi non vogliono”. Anche per Area il tema delle condizioni di lavoro delle toghe e dei carichi esigibili è di primaria importanza. “Noi siamo contrari all’individuazione di un numero unico nazionale di sentenze che devono essere evase in un anno dal singolo magistrato: per noi è invece fondamentale stabilire, per ogni singolo ufficio, il livello di servizio che è in grado di sostenere, garantendo sempre un’alta qualità della giurisdizione per i cittadini”, continua Zaccardi “perché in un tribunale del Nord ci sono procedimenti molto diversi da quelli trattati al Sud, un processo per mafia non ha lo stesso peso di uno per guida in stato di ebbrezza”.

MAGISTRATURA INDIPENDENTE – “Magistratura Indipendente”, che da tempo non condivide la linea dell’Anm perché “ideologica e troppo poco attenta alle questioni che riguardano quotidianamente e più da vicino i magistrati” punta l’attenzione sulla necessità di fissare dei “limiti ragionevoli ai carichi di lavoro” delle toghe, come spiega Edoardo Cilenti, consigliere della Corte di Appello di Napoli, e portavoce di Mi, lista che ha sostenuto più delle altre il referendum sui ‘carichi esigibili’ votato a gennaio dagli iscritti all’Anm. “C’è la necessità di coniugare un punto di equilibrio tra la quantità e la qualità del nostro lavoro, occorre stabilire il limite oltre il quale il servizio giustizia ha una resa insufficiente”, spiega Cilenti sottolineando che questo tema è strettamente legato anche alla carenza di personale amministrativo e alle scoperture di organico. “E’ una situazione di emergenza perenne, occorre che l’Anm dia un segnale forte al governo arrivando anche a sospendere l’attività di supplenza per sette giorni”. Sulla presidenza Sabelli il giudizio di Mi non è positivo. “Nel quadriennio trascorso abbiamo subìto la nuova legge sulla responsabilità civile e quella sulle ferie, sconfitte che sono figlie di un associazionismo che non ha saputo difendere la categoria in modo efficace”, attacca Cilenti.

Leggi anche:
Chico Forti torna in Italia, il 65enne italiano trasferito a Rebibbia

AUTONOMIA & INDIPENDENZA – “Noi sosteniamo l’effettiva distanza dalla politica per garantire l’autonomia e l’indipendenza della magistratura”, dice Piercamillo Davigo, leder di A&I che rincara “i magistrati non dovrebbero mai fare politica e neanche avere commistioni con la politica, prestandosi a ricoprire incarichi, se non quelli istituzionalmente previsti dalla legge”. Altro nodo fondamentale per Davigo è “che la tutela dell’indipendenza della magistratura nel suo complesso e dei singoli magistrati non è alternativa all’azione sindacale dell’Anm ma è correlata: significa difenderla sotto tutti i punti di vista, non solo dagli attacchi verbali ma anche da quelli materiali, che a volte servono a gettare discredito sull’intera categoria, come per esempio con la vicenda delle ferie” delle toghe. Autonomia & Indipendenza vuole trasformare l’Anm nel “cane da guardia” del Consiglio superiore della magistratura e combattere la degenerazioni del correntismo all’interno di Palazzo dei Marescialli. “Secondo noi, l’Anm dovrebbe essere molto ferma nella difesa della magistratura anche di fronte a comportamenti del Csm che non sempre sono condivisibili”, spiega Davigo sottolineando che il sindacato delle toghe dovrebbe intervenire per esempio su “questa cosa ‘orribile’ delle nomine a pacchetto degli uffici direttivi e semidirettivi che si risolvono in scelte all’unanimità del plenum non perché tutti concordano sulla qualità delle persone ma perché si tratta di una sorta di lottizzazione”. Eppure “l’Anm si è battuta molto per le valutazioni di professionalità, per premiare il merito ma se poi viene vanificato tutto con questi sistemi credo che l’Anm dovrebbe intervenire con più forza”, puntualizza Davigo.

Leggi anche:
Tentava di appiccare fuoco alla sinagoga, ucciso dalla polizia
Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti