Assalto a Congresso Usa, leader nazionalisti è collaboratore Fbi

Assalto a Congresso Usa, leader nazionalisti è collaboratore Fbi
Enrique Tarrio
28 gennaio 2021

Il leader dei Proud Boys, gruppo nazionalista di estrema destra tra i principali obiettivi delle indagini tentacolari sull’assalto al Campidoglio degli Stati Uniti del 6 gennaio scorso, ha una storia di collaborazione con le forze dell’ordine americane e l’Fbi: è quanto si legge sul New York Times, che cita documenti di un tribunale Usa e un ex procuratore. La notizia, anticipata dall’agenzia Reuters, è emersa proprio nel momento in cui Enrique Tarrio è finito sotto esame per il ruolo d’incitamento esercitato sui Proud Boys al fine di una partecipazione al raduno “Stop the Steal”, a Washington il 6 gennaio. Da qui, una folla di centinaia di persone ha fatto irruzione in Campidoglio, interrompendo la fase finale della certificazione delle elezioni presidenziali. “Tarrio era un collaboratore, come molti che cercano di fornire informazioni e cercano di ottenere un’assistenza sostanziale”, ha scritto in una e-mail, l’ex procuratore Vanessa S. Johannes.

Secondo i documenti del tribunale, in riferimento a un’udienza nel 2014 in cui Tarrio ha cercato di ridurre la propria pena in un caso di frode, il leader dei Proud Boys ha aiutato le forze dell’ordine del suo stato di origine, la Florida, a indagare e perseguire alcune attività criminali, tra cui una società coinvolta in giochi d’azzardo illegali, un laboratorio per la coltivazione della marijuana, la vendita vietata di steroidi anabolizzanti e il contrabbando di immigrati. Il leader dei Proud Boys ha negato a Reuters di aver mai lavorato sotto copertura o di aver collaborato con le forze dell’ordine. “Non so niente di tutto questo”, ha detto. “Non ricordo niente di tutto questo”. Tarrio, 36 anni, è stato al centro dell’enorme inchiesta dell’Fbi sull’attacco al Campidoglio, che finora ha portato a più di 150 arresti, compresi quelli di almeno sei membri dei Proud Boys. Il gruppo di “nazionalisti occidentali” ha una storia di scontri di strada con attivisti antifascisti di sinistra e si è fatto un nome negli ultimi anni per il suo supporto vocale – e spesso violento – all’ex presidente Donald Trump.

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Sebbene Tarrio si sia recato a Washington solo all’inizio di questo mese, è stato arrestato dalla polizia locale con l’accusa di avere bruciato uno striscione “Black Lives Matter” strappato da una delle chiese nere della città durante una serie di proteste nello scorso mese di dicembre. Dopo essere stato espulso dalla città su decisione di un giudice, ha pubblicato messaggi online incoraggiando i Proud Boys a partecipare alla manifestazione del 6 gennaio, non con le loro tipiche polo gialle e nere, ma “in incognito”. Gli agenti federali hanno citato i messaggi nella loro denuncia penale contro uno dei principali collaboratori di Tarrio, Joseph Biggs, che è stato arrestato la scorsa settimana. La storia criminale di Tarrio risale almeno al 2004, quando fu condannato per avere rubato una motocicletta da 50.000 dollari. Nel 2012, è stato accusato di frode a Miami in relazione a un piano per vendere kit per il test sul diabete che i coimputati avevano rubato da un camion in Kentucky. In quella occasione fu condannato a 30 mesi di prigione. “Era un po’ come il direttore del marketing”, disse all’epoca il suo avvocato, Jeffrey Feiler.

Nel luglio 2014, Feiler si recò in tribunale per chiedere a un giudice federale di ridurre la condanna del suo assistito, sostenendo che Tarrio aveva collaborato “in modo significativo” in altri due casi federali, portando all’incriminazione di 13 persone. Feiler notò anche che il suo cliente aveva lavorato sotto copertura per i dipartimenti di polizia a Miami e Hialeah, a volte mettendo a rischio la sua stessa vita. “Trovo che l’imputato abbia fornito assistenza sostanziale nelle indagini e nei procedimenti contro altre persone coinvolte in condotte criminali”, stabilì così il giudice, Joan A. Lenard, che ridusse la condanna di Tarrio a 16 mesi. E sebbene oggi non ci siano prove certe che Tarrio abbia continuato a collaborare con le autorità di polizia nella lotta al crimine, all’epoca Feiler riteneva che il suo assistito fosse davvero bravo. “Francamente, in tutti questi anni, e ora sono più di 30 che faccio questo lavoro, non ho mai avuto un cliente così prolifico in termini di collaborazione, in alcun modo”, affermò in tribunale.

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