Bce lima nuovo rialzo tassi (50 pb) ma Lagarde usa toni da “falco”

Bce lima nuovo rialzo tassi (50 pb) ma Lagarde usa toni da “falco”
Christine Lagarde
16 dicembre 2022

La Banca centrale europea ha solo per un istante sembrato ammorbidire il ritmo della manovra di inasprimento monetario. Perché poco dopo l’annuncio di un rialzo dei tassi di interesse da 50 punti base – una tacca più contenuto dei due precedenti da 75 punti base, con cui il principale riferimento sul costo del danaro, al 2,50%, è stato portato ai massimi dal dicembre 2008 – la presidente Christine Lagarde ha “gelato” gli animi. Lagarde ha smentito che vi sia un cambio di passo: “non è una svolta (pivot) – ha detto – non stiamo rallentando”. Anzi, sui rialzi dei tassi “dobbiamo proseguire ad un ritmo costante fino a raggiungere livelli che siano sufficientemente restrittivi”. E l’istituzione prevede di inasprire i tassi ancora “in misura significativa”. Messaggi che sembrano alzare l’asticella di quello che dovrebbe essere il livello massimo nel 2023, finora atteso attorno al 3% mentre le parole di Lagarde sembrano più puntare verso un 3,50%, se non oltre.

Le Borse europee hanno chiuso in profondo rosso, Milano con una caduta del 3,45%. L’euro è balzato fino a 1,0737 dollari, mentre in serata ritraccia a 1,059. Intanto i rendimenti dei titoli di Stato sono balzati al rialzo, in particolare sui Btp italiani fino al 4,15% mentre il differenziale rispetto ai tassi dei Bund tedeschi si è allargato a 207 punti base. Anche e soprattutto perché, parallelamente, la Bce ha anche deciso i parametri chiave della futura manovra di riduzione degli stock di titoli (prevalentemente pubblici) accumulati con il programma App. Il rinnovo integrale andrà avanti fino al febbraio del 2023. Dal marzo successivo e fino a tutto il secondo trimestre la Bce ridurrà le consistenze dei portafogli, limitando i rinnovi di bond in scadenza per 15 miliardi di euro al mese in media. Successivamente il ritmo della riduzione “verrà determinato nel corso del tempo”. I 15 miliardi in meno al mese sono stati decisi semplicemente perché rappresentano “circa la metà” dei titoli che giungono mediamente a maturazione in quel periodo. 

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Intanto i tecnici della Bce hanno rivisto al rialzo le previsioni sull`inflazione dell’eurozona: all`8,4% sulla media di quest`anno, al 6,3% sul 2023, al 3,4% nel 2024 e al 2,3% nel 2025. Anche sul 2025 il caro vita risulterebbe quindi al di sopra dei livelli obiettivo della stessa Bce (2% simmetrico). Hanno invece rivisto al ribasso le previsioni di crescita economica, salvo che sul 2022 su cui la stima è stata alzata al 3,4%: per il prossimo anno ora prevedono una espansione limitata allo 0,5%, sul 2024 1,9%, sul 2025 1,8%. Alla Bce “ci attendiamo in questa fase che dovremo alzare i tassi in maniera significativa e continua. Ed è piuttosto ovvio che, in base ai dati attuali, ci attendiamo rialzi da 50 punti base per un certo periodo di tempo”, ha insistito Lagarde. Parole che appunto potrebbero suggerire che vi siano almeno altri 2 o 3 rialzi. Il dibattito in seno all’istituzione sembra diventare più acceso. Posto che sugli obiettivi della politica monetaria c’è stato un “consenso generale”, Lagarde ha dovuto ammettere che al Consiglio direttivo della Bce “non tutti erano d’accordo con le tattiche attuali. Ma una maggioranza molto ampia ritiene che dobbiamo mostrare perseveranza muoverci in maniera continua (sui rialzi dei tassi) per coprire il terreno che resta da coprire. Alcuni potrebbero aver voluto fare di più – ha aggiunto – altri di meno”. 

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E’ stata anche ribadita la raccomandazione ai governi di dare natura “temporanea e mirata” alle misure di Bilancio che intendono mettere in campo contro i rincari dell’energia, ma stavolta accompagnata da moniti più espliciti. “Se disattendono questi criteri, tali misure potrebbero verosimilmente esacerbare le pressioni inflazionistiche, rendendo necessaria una risposta più forte di politica monetaria”, ha avvertito Lagarde. La mossa della Bce ha chiuso una sequenza di nuovi aumenti da parte di diverse banche centrali: ieri è stata la Federal Reserve americana ad alzare i tassi di 50 punti base, e ad alzare l`attesa sul livello che raggiungeranno il prossimo anno al 5,1%. Rialzi, sempre da 50 punti base, sono stati decisi anche dalla Banca Nazionale Svizzera e dalla Banca d`Inghilterra. Sui mercati l`effetto deprimente è legato al timore che queste continue manovre restrittive finiscano per far piombare le rispettive economie in recessione.

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