Cairo, nuova squadra investigativa su caso Regeni. La mamma: “Oggi avresti compiuto 32 anni”

15 gennaio 2020

Il procuratore generale dell’Egitto, Hamada al Sawi, ha ordinato la formazione di un nuovo team investigativo incaricato di condurre le indagini sul caso dell’omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore italiano sequestrato e ucciso nel gennaio del 2016 al Cairo. Lo ha annunciato la procura all’indomani della visita in Egitto del presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte, che ieri ha incontrato il capo dello Stato Abdel Fatah al Sisi.

“Ovviamente con il presidente Al Sisi abbiamo parlato del caso Regeni e ho ricordato che fra qualche giorno ci sara’ l’anniversario della scomparsa”, ha affermato Conte dopo il colloquio rivolgendo un “pensiero affettuoso” ai familiari del ricercatore di Fiumicello e definendo “un segnale positivo” il ritorno al Cairo degli investigatori del Ros dei Carabinieri e dello Sco della Polizia per un incontro con gli inquirenti egiziani. Intanto, i magistrati romani che indagano sull’omicidio di Regeni, rompono gli indugi e al termine dell’incontro tra investigatori svolto nella capitale nordafricana chiedono “atti concreti” e “risposte alle nostre richieste” agli omologhi egiziani. Dal canto suo il nuovo procuratore egiziano, Hamada Al Sawi “si e’ impegnato a fare tutto il possibile per arrivare a stabilire la verita’” e ha “ribadito la volonta’ a proseguire i rapporti bilaterali”. In questo ambito, come detto, e’ stata messa a punto una “nuova squadra investigativa” che dovra’ “studiare e mettere in ordine le carte del caso”.

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Giulio Regeni, oggi avrebbe compiuto 32 anni. E la madre, Paola Deffendi ha affidato ai social due messaggi. Su Facebook scrive: “Caro Giulio, oggi avresti compiuto 32 anni ma ci sono persone che non rispettano la vita degli altri…non rispettano i diritti umani…e tu lo sai molto bene, purtroppo. La mamma”. Mentre su Twitter rilancia l’appello “verità e giustizia per Giulio Regeni, sempre” e aggiunge “anche oggi 15 gennaio, avresti compiuto 32 anni ma c’è chi ti ha rubato la vita!”. Regeni e’ scomparso il 25 gennaio 2016 al Cairo e ritrovato morto pochi giorni dopo, il 3 febbraio, sulla strada che collega la capitale egiziana ad Alessandria con evidenti segni di torture sul corpo. In questi anni diverse missioni e in contri degli inquirenti italiani con i colleghi egiziani sia in Egitto che in Italia per cercare di fare luce sulla dinamica dell’omicidio e per individuare i responsabili.

Secondo quanto dichiarato dal sostituto procuratore, Sergio Colaiocco, e il procuratore facente funzioni di Roma, Michele Prestipino, alla prima audizione della Commissione d’inchiesta avvenuta lo scorso 17 dicembre 2019, gli apparati di sicurezza egiziani hanno messo in atto quattro depistaggi per tutelare l’immagine dell’Egitto e incolpare soggetti stranieri per l’uccisione di Giulio Regeni. Il giovane ricercatore sarebbe stato inoltre vittima di una tortura in piu’ fasi, durata giorni, nel corso della quale gli sono state rotte le ossa, fino a quando gli hanno spezzato l’osso del collo, in base ai risultati dell’autopsia eseguita in Italia. I medici legali hanno riscontrato varie fratture e ferite compatibili con colpi sferrati con calci, pugni, bastoni e mazze. Come riferito dagli inquirenti nella Commissione d’inchiesta del 17 dicembre si sono riscontrate difficolta’ nel coordinare l’attivita’ giudiziaria italiana con quella egiziana perche’ tra i due paesi non ci sono accordi di cooperazione giudiziaria.

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