Caso Orlandi: giustizia vaticana avvia nuova indagine

Caso Orlandi: giustizia vaticana avvia nuova indagine
Pietro Orlandi
9 gennaio 2023

 La giustizia Vaticana ha avviato un nuovo fascicolo di indagine in merito al caso di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa nel giugno 1983. Secondo quanto si apprende, l’inziativa del Promotore di giustizia, Alessandro Diddi è stata motivata dalle istanze presentate nei mesi scorsi dal fratello di Emanuela, Pietro Orlandi. Potrebbero essere ascoltati alcuni testi segnalati e riesaminti documenti messi al vaglio degli inquirenti vaticani.

“Il Vaticano non ha mai aperto una inchiesta finora. Quindi la decisione di Diddi, promotore di giustizia vaticano, è una cosa positiva, nella speranza che ci sia la volontà di fare chiarezza al 100%”. Pietro Orlandi, fratello di Emanuela Orlandi, la ragazza di 15 anni scomparsa nel 1983, non trova pace. E la notizia dell’apertura di una inchiesta per fare luce sulla vicenda lo riempie di gioia. “In 40 anni ho vissuto tantissime illusioni – spiega ad askanews -. È importante che abbiano deciso di aprire una inchiesta, mi auguro di essere convocato come testimone”. Papa Francesco potrebbe avere avuto un ruolo decisivo nell’indicare l’apertura delle indagini? “Nell’ultimo anno abbiamo provato tante volte a parlare con Diddi – risponde Pietro Orlandi – e la decisione improvvisa è probabilmente frutto della volontà di Francesco”.

Pietro Orlandi, ricordando la sorella scomparsa quarant’anni, fa smentisce poi categoricamente le ultime dichiarazioni di mons. Georg Gaenswein contenute nel libro “nient’altro che la verità” (edizioni Piemme). “Mi ha colpito che mons. Georg abbia parlato pubblicamente della questione di Emanuela nei giorni del funerale di Benedetto XVI – aggiunge -. E poi, un dossier su mia sorella c’è. Sappiamo che Georg ha parlato con l’avvocato Sgrò (legale della famiglia Orlandi, ndr) ribadendole l’esistenza di un fascicolo su Emanuela che è attualmente in Segreteria di Stato”.

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“Nel 2011 – ricostruisce Orlandi – ho incontrato mons. Gaenswein e mi disse che avrebbe parlato con il capo della Gendarmeria Domenico Giani che avrebbe compilato un fascicolo, che lo avrebbe consegnato a Paolo Gabriele. Io conoscevo bene Gabriele (il ‘corvo’ nella vicenda Vatileaks, ndr) perché abitava sopra a mia madre. Mi disse che sul tavolo di padre Georg c’era un fascicolo e mi disse che era dispiaciuto che non fosse riuscito a fotocopiarlo. Ma era su quel tavolo, spillato e chiuso in una cartellina”. Pietro Orlandi si dice, infine, sicuro che “in Vaticano sanno come sono andate le cose. La verità è lì”. Il prossimo passo?
“Spero ci sia una collaborazione, mancata per 40 anni, tra Stato italiano e Stato vaticano. Sarebbe una cosa positiva. La verità la conoscono. È il momento di chiudere questa storia, perché continuerò ad andare avanti finché non ci sarà verità. Il 14 gennaio – annuncia – terrò un sit-it a largo Giovanni XXIII, a Roma”. 

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