Catania, uccisa in strada a colpi di pistola. Trovato impiccato l’ex fidanzato

23 agosto 2021

Stava passeggiando con i suoi amici sul lungomare di Aci Trezza, Catania. Una bella serata estiva. Vanessa Zappalà è morta, a 26 anni, uccisa a colpi di pistola. Sette colpi. L’ex fidanzato, il 38enne Antonino Sciuto, di San Giovanni la Punta, in un primo era ricercato dai carabinieri con una mobilitazione massiccia che ha esteso le ricerche a tutta Italia. Ma poi è stato trovato impiccato, una corda appesa al muro di un casolare. I carabinieri hanno ritrovato il corpo di Antonino Sciuto in un terreno in contrada Trigona, comune di Trecastagni, dove viveva Vanessa. Trovata anche l’auto.

Diplomata all’istituto tecnico economico, Vanessa viveva con la famiglia a Trecastagni. Aveva denunciato per stalking il suo ex, che fino a giugno era agli arresti domiciliari. La ragazza – secondo le prime ricostruzioni dei carabinieri – era insieme ad altre tre persone, tre amici, stava passeggiando sul lungomare di Aci Trezza, vicino al porticciolo. Una 500 grigia ha affiancato il gruppetto: era l’ex ragazzo. Vanessa e i suoi amici, vedendolo, si sono allontanati, ma lui è sceso dalla macchina e ha raggiunto Vanessa. Un breve scambio di parole e la pistola puntata alla testa. Sette colpi. Lui è fuggito, è tornato indietro all’auto ed ha fatto perdere le sue tracce. Lei è rimasta a terra, senza vita. Inutili gli immediati soccorsi del 118.

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Ferita anche un’altra ragazza, un’amica che era con Vanessa, solo un’escoriazione, un colpo di striscio forse un bossolo di rimbalzo. L’obiettivo era Vanessa. I carabinieri stanno ancora raccogliendo le testimonianze per ricostruire con esattezza cosa è successo questa notte sul lungomare, sono in corso i rilievi della sezione investigativa del reparto operativo di Catania, che indaga insieme ai carabinieri della compagnia di Acireale. E si aspettano gli esiti dell’autopsia. Ma senza dubbio “è stato un crimine molto efferato e violento”, dice il colonnello Piercarmine Sica, comandante Reparto operativo del comando provinciale carabinieri.

Il colonnello spiega anche che la vittima aveva denunciato l’ex fidanzato: dal 2020 avevano convissuto per alcuni mesi, ai primi del 2021 si erano lasciati e lei si era rivolta ai carabinieri. Racconta qualche episodio di maltrattamenti anche durante la relazione ma soprattutto denuncia per atti persecutori e per questo procede la Procura. I carabinieri di Trecastagni, grazie anche all’aiuto di Vanessa, riescono ad arrestare l’uomo in flagranza: era appostato sotto casa. In sede di processo per direttissima il gip ritiene di cambiare la misura degli arresti domiciliari – chiesta anche dalla procura – in divieto di avvicinamento. Il 38enne viene così scarcerato ai primi di giugno. Da allora non si era fatto più vedere, fino a stanotte.

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“Non c’erano state avvisaglie, nessuna criticità segnalata”, sottolinea il colonnello Sica, che ricorda: “La procura di Catania ha direttive specifiche in materia, e c’è una concreta vicinanza alla vittima che denuncia reati di genere, c’è un rapporto costante e diretto con le forze dell’ordine. Le donne che denunciano hanno numeri di telefono a cui possono chiamare in qualsiasi momento. Non vengono lasciate sole”. E con Vanessa era così, con i carabinieri di Trecastagni un piccolo paesino, c’era un rapporto costante. Niente faceva presagire quello che stanotte, invece, è successo. “C’è molta attenzione soprattutto negli ultimi anni, nessun segnale viene sottovalutato. E in questo caso c’è una grandissima amarezza”, aggiunge il colonnello Sica. “Non puoi mostrare il mare che hai dentro a chi non sa nuotare”, recita l’ultimo post pubblicato da Vanessa sul proprio profilo Facebook.

Per Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione territoriale, “l`assassinio a sangue freddo della giovane Vanessa Zappalà ad Aci Trezza scuote le coscienze di tutti noi e obbliga a riflettere sul modo in cui vengono applicate le nostre ottime norme contro lo stalking e la violenze sulle donne”. “E` impensabile – sottolinea – che pluri-denunciati aggressivi, già consegnati agli arresti domiciliari per la loro pericolosità, manifestata addirittura sui social con deliranti messaggi di morte, restino in circolazione senza controllo. Il pericolo di reiterazione del reato è, nei nostri codici, uno dei motivi che giustificano l`arresto anche in attesa di giudizio: sia applicato ovunque una donna segnala un concreto rischio, ovunque ci siano precedenti che fanno temere per la sua incolumità, e si utilizzi su larga scala il braccialetto elettronico per controllare gli stalker ai domiciliari. Le istituzioni devono dare un segnale di fermezza e determinazione, subito: non siamo più, da quarant`anni, il Paese del delitto d`onore e non intendiamo tornare indietro”, conclude Carfagna.

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