CUNICOLI SEGRETI NELLE VISCERE DELLA CITTA’: scoperta epocale in Sicilia: templi e strade misteriose, boom turistico senza precedenti
Giardino della Kolymbethra - (FAI) - IlFogliettone.it
Il fascino sotterraneo di Agrigento: un patrimonio nascosto tra storia e leggenda e un sistema articolato tra mistero e ingegneria
La storia dell’umanità è indissolubilmente legata al modo in cui l’uomo ha saputo adattarsi allo spazio fisico. La città, come spazio sociale, è stata costruita per ancorarsi alla terra e garantire stabilità. Tuttavia, esiste anche una dimensione parallela, spesso invisibile, che si sviluppa sotto la superficie: il mondo degli ipogei. Gallerie, cunicoli e cavità nascoste hanno avuto nel tempo le funzioni più diverse, dall’approvvigionamento idrico alla difesa, fino a diventare mete di un turismo culturale affascinato dal mistero del sottosuolo.
Numerose sono le città italiane che custodiscono veri e propri labirinti sotto i piedi dei visitatori. Da Napoli, con i suoi cunicoli in tufo a quaranta metri di profondità, a Roma, dove gli strati della storia si sovrappongono in un intreccio di sacralità e mistero. Matera, Orvieto, Chiusi, Trieste, Milano e Torino presentano un’architettura parallela che racconta secoli di ingegno e adattamento, ma è in Sicilia che si cela uno dei patrimoni ipogei più sorprendenti e poco conosciuti: quello di Agrigento.
Agrigento, terra luminosa e archetipica, custodisce nel sottosuolo una rete di cunicoli antichi e complessi, un patrimonio che giace spesso dimenticato e difficile da esplorare. Tra i siti più interessanti vi è l’Ipogeo dell’Acqua Amara, chiamato così per il sapore particolare dell’acqua che vi scorre, dovuto alla presenza di argilla. Questo cunicolo si sviluppa sotto il centro storico, collegando il Teatro Pirandello al cuore antico della città, il quartiere Terravecchia, fino alle pendici della Cattedrale di San Gerlando.
L’ingresso dell’ipogeo, custodito da una grata in ferro, apre a una cavità principale da cui si diramano quattro cunicoli, due dei quali interconnessi. Le dimensioni ridotte – larghezza tra 80 centimetri e un metro, altezza fino a due metri – rendono la visita un’esperienza avventurosa, da affrontare con cautela. Il geologo Giovanni Noto, presidente di “Agrigento Sotterranea”, sottolinea come il regime idrico rappresenti la principale variabile per la staticità dell’intera struttura, evidenziando l’importanza di interventi mirati per la conservazione e la fruizione.
Progetti per una nuova fruizione turistica
Attualmente l’ipogeo non dispone di una via d’uscita, ma è in fase di progettazione un percorso alternativo per renderlo visitabile. L’accesso sarà possibile attraverso un camminamento che conduce verso Via Barone, dove, sotto un albero di fico quasi dimenticato, si cela una parete ad arco che promette di aprire le porte di questo universo sotterraneo. Un patrimonio che merita di essere valorizzato e inserito nei circuiti turistici ufficiali della città.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, l’ipogeo fu utilizzato come rifugio antiaereo. Ancora oggi alcuni agrigentini ricordano il freddo della pietra, il rumore ovattato dell’acqua e il terrore delle esplosioni lontane. Quelle pareti, un tempo silenziose testimoni di passaggi millenari, divennero improvvisamente scudo contro la morte, rafforzando il legame tra la storia e la funzione protettiva dello spazio sotterraneo.
Tra antiche civiltà e architettura invisibile
Gli ipogei di Agrigento raccontano molto più di quanto si veda in superficie. Sono l’espressione di una città che ha vissuto nelle profondità, in un tempo sospeso, dove acqua, roccia e silenzio si fondono in un’unica narrazione. Dall’epoca greca al Medioevo, fino all’età contemporanea, il sottosuolo agrigentino custodisce testimonianze preziose del passaggio dell’uomo e della sua continua ricerca di rifugio e adattamento.
Riscoprire e valorizzare l’ipogeo dell’Acqua Amara e gli altri cunicoli agrigentini significa non solo rendere omaggio a una storia nascosta, ma anche offrire un’alternativa culturale unica. Agrigento sotterranea è un patrimonio di suggestione, di memoria e di archeologia invisibile che merita di essere restituito alla collettività. Un tesoro dimenticato, pronto a raccontare nuove storie a chi avrà il coraggio di esplorarlo.