Il Papa bacchetta l’Europa: “Italia penalizzata sui migranti”

Il Papa bacchetta l’Europa: “Italia penalizzata sui migranti”
Papa Bergoglio
7 febbraio 2022

Papa Francesco non ha rinunciato a presentarsi in televisione come “uno che non sopporta le cose”. “C’è l’Unione europea, (bisogna) mettersi d’accordo e così si fa l’equilibrio, ma in comunione. Adesso c’è l’ingiustizia: (i migranti) vengono in Spagna e in Italia, i due paesi più vicini, e non li ricevono altrove”. Parla così Francesco intervistato da Fabio Fazio a “Che tempo che fa” (Rai3). “Quello che si fa con i migranti è disumano: ci sono lager in Libia”, ha detto il papa. “Cosa soffrono nelle mani dei trafficanti coloro che vogliono fuggire.
Rischiano per traversare il Mediterraneo, e poi alcune volte sono respinti, per qualcuno che ha la responsabilità locale dice ‘qui non vengono’, e ci sono queste navi che girano cercando un porto, ‘che tornino e muoiano nel mare’… Questo succede oggi”.

Ma “una cosa è vera: ogni paese deve dire quanti migranti può accogliere, questo è un problema di politica interna che deve essere pensato bene e dire ‘io fino a questo numero posso’, e gli altri? Ma c’è l’Unione europea, mettersi d’accoro1 e così si fa l’equilibrio ma in comunione”. Comunque, una delle tante novità del tumultuoso pontificato di Francesco, che ha creato un bel trambusto nella Chiesa prima di concedersi alle domande di Fazio. Dal Vaticano, ovviamente, e non negli studi televisivi. Ma l’intervista ha creato clamore già prima di andare in onda, proprio per la forma inconsueta che ha assunto la decisione del Papa. Bergoglio ha detto quello che pensa sui migranti, “che vengono sempre dopo le guerre nel mondo”, invitando i Paesi Ue a essere chiari sul numero di persone da accogliere: “L’Italia e la Spagna sono penalizzate”, mentre “serve equilibrio” nella gestione della politica migratoria. E ancora: “Quello che si fa con i migranti è criminale”. Il migrante “va sempre accolto, accompagnato, promosso e integrato” ma noi “con i media guardiamo tutto, è una tragedia, poi non guardiamo più”, ma “non basta vedere e necessario sentire, toccare”. 

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