Inchiesta pompe funebri, a infermieri fino a 350 euro a morto. Trenta arresti

17 gennaio 2019

“Se dopo anni in camera mortuaria hai ancora dei mutui da pagare significa che non hai capito come funziona”. Sono parole di un infermiere, rivolto a un altro indagato, agli atti dell’inchiesta della Procura di Bologna su un presunto business illecito legato al settore funerario.

Erano pagati tra i 200 e i 350 euro per ogni famiglia di defunti ‘agganciata’ gli infermieri corrotti degli ospedali Sant’Orsola-Malpighi e Maggiore di Bologna che procacciavano clienti a due cartelli illegali di pompe funebri. E’ iniziata a novembre del 2017, l’indagine dei carabinieri di Bologna, su impulso della procura, che ha portato allo smantellamento di una rete per accaparrarsi in modo illecito i servizi funerari nel capoluogo emiliano-romagnolo. L’operazione, ribattezzata ‘Mondo sepolto’, ha portato a 30 misure cautelari (9 custodie cautelari in carcere, 18 arresti domiciliari e 3 divieti di esercizio di attività di impresa) e 43 perquisizioni in tutta l’Emilia Romagna. Sequestrati beni mobili ed immobili per 13 milioni di euro. L’inchiesta è partita in seguito all’esposto e alle dichiarazioni di due degli attuali indagati che hanno fornito una serie di indicazioni sull’organizzazione criminale che si reggeva sul monopolio del settore funerario imposto in modo fraudolento dai consorzi ‘R.I.P. Service Srl’ e ‘C.I.F. Srl’. Le attività informative e di intercettazione telefonica, ambientale e video, hanno consentito di ricostruire l’organizzazione interna dei due cartelli di imprese, rispettivamente riconducibili agli imprenditori bolognesi Giancarlo Armaroli, 67 anni e Massimo Benetti, 63 anni, entrambi ora in carcere. I due erano a capo di due associazioni ben distinte e perfettamente autonome in termini di capacità delinquenziali e struttura.

Leggi anche:
25 aprile 1974: 50 anni fa il Portogallo rovesciava il fascismo

Due ‘cartelli’ che, da tempo, avevano provveduto a spartirsi strategicamente il mercato nel settore, in seno all’Ospedale Maggiore (la ‘R.I.P. Service Srl’) e al Policlinico Sant’Orsola-Malpighi (il ‘C.I.F. Srl’). Giancarlo Armaroli è amministratore unico della ‘R.I.P. Service’, mentre Massimo Benetti ha una quantità impressionante di cariche nelle maggiori società di servizi cimiteriali: era presidente del cda del ‘Consorzio Imprese Funebri’ (C.I.F.) e della ‘Roncato Srl’ e, allo stesso tempo, dipendente della ‘Golfieri Srl’, consigliere dell”Antico Consorzio Funebre Bolognese’, vice presidente del cda della ‘Spv Bologna Spa’ e ad della ‘Bologna Servizi Cimiteriali Srl’, una società partecipata del Comune di Bologna (che detiene il 51% delle quote).

Le indagini hanno messo in luce un sistema ampiamente rodato e consolidato nel tempo, strutturato su almeno tre livelli, e perfettamente speculare nell’ambito delle due realtà associative. In vetta alla piramide dell’organizzazione, Armaroli e Benetti, dalla posizione di vertice dei relativi Consorzi, svolgevano le funzioni di promotori, capi ed organizzatori dell’attività illecita. C’era poi un livello intermedio, costituito da rappresentanti delle varie agenzie funebri coinvolte che avevano il compito di gravitare stabilmente nei pressi degli uffici delle camere mortuarie dei due nosocomi (contrariamente a quanto espressamente previsto dall’art. 13 c.5 della Legge regionale nr. 19/2009) e di rivestire quindi funzioni di raccordo tra gli infermieri a libro paga e i vertici.

Infine si arrivava alla base del sistema criminoso, rappresentata proprio dagli infermieri che avevano il delicato incarico di ‘agganciare’ i familiari dei defunti mettendoli in contatto con i rispettivi referenti delle varie agenzie di servizi. Il tutto, chiaramente, dietro sistematica corresponsione di contanti, per cifre variabili tra i 200 ed i 350 euro per ogni ‘lavoro’ fatto acquisire al gruppo. Agghiaccianti le frasi degli infermieri intercettati dai carabinieri, come questa: ”Se dopo anni in camera mortuaria hai ancora dei mutui da pagare significa che non hai capito come funziona” e ancora: ”Gli ospedali bisogna ungerli”. Dalle conversazioni telefoniche è emerso anche che gli infermieri si sono macchiati di trattamenti offensivi nei confronti delle salme e furti. ”Ho un filmato dove lui mette una buccia di banana in mano ad un morto” racconta uno a proposito di un ‘collega’ del sodalizio criminale e ancora c’è un’infermiera che parla con il compagno di beni asportati a un defunto: ”Ho trovato due anelli, l’ho messi già in borsa, però non so se è oro”.

Leggi anche:
Il toto tema della maturità 2024: tra autori classici e attualità scottanti

Una costola dell’inchiesta ‘Mondo sepolto’ ha già visto una sua preliminare definizione nel più ampio quadro dell’operazione ‘Fiore velenoso’, scaturita proprio dalle attività di intercettazione condotte in direzione di alcuni indagati. Il riferimento è, in particolare, alle misure cautelari già emesse dal gip del tribunale di Bologna – nel corso del mese di maggio 2018 – su richiesta del pm Augusto Borghini, in relazione alle ripetute condotte di maltrattamento cui erano stati sottoposti diversi anziani ospiti della casa famiglia ‘Il Fiore’ a San Lazzaro di Savena (Bologna). A fornire lo spunto per l’approfondimento investigativo, un dipendente della società di servizi funerari ‘Golfieri Srl’ e gestore del centro per anziani che, forte della connivenza di un medico di base di Bologna, esercitava abusivamente la professione medica all’interno della sua struttura. Oltre ai due consorzi principali che facevano cartello nel sodalizio criminale che gestiva i servizi funebri risultano coinvolte nell’indagine anche le società ‘Franceschelli srl’; ‘Lelli srl’; ‘Cav. Uff. Oreste Golfieri Srl’ e il ‘Centro Servizi Funerari Srl”.

Il gip del tribunale di Bologna, Alberto Ziroldi, su richiesta del pm Augusto Borghini ha disposto: il sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei beni aziendali delle società coinvolte e dell’ufficio del C.I.F.; il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente del profitto dei reati contestati (ai sensi del D. Lgs. 231/2001), pari circa 115.000,00 euro; il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente del profitto illecito realizzato dagli incaricati di pubblico servizio, in relazione ai reati di corruzione, per circa 28.000,00 euro. Le attività, tuttora in corso, porteranno al sequestro complessivo di 5 immobili, 35 unità locali sedi societarie e circa 75 autoveicoli, per un valore complessivo di circa 13 milioni di euro.

 

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti