In Libia ancora si combatte, diplomazia Ue al lavoro. Sarraj in Italia da Conte

In Libia ancora si combatte, diplomazia Ue al lavoro. Sarraj in Italia da Conte
Giuseppe Conte e Fayez al Sarraj
10 gennaio 2020

Della tregua a Tripoli, proposta nei giorni scorsi da Russia e Turchia, e che dovrebbe scattare domenica, e’ rimasto per ora solo l’annuncio: in Libia si combatte, su diversi fronti e con maggiore ferocia. I combattenti delle milizie che proteggono la capitale dall’offensiva dell’Esercito nazionale libico di Khalifa Haftar rivendicano di aver ucciso una ventina di combattenti e di aver distrutto almeno due carri armati emiratini. Dall’altra parte, gli uomini della Cirenaica sostengono di aver conquistato un blindato turco e, presa Sirte, di dirigono verso Misurate, centro nevralgio delle milizie. Si parla di tre turchi uccisi ma senza conferme ufficiali. Il presidente dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, Rami Abdel Rahman, ha dato notizia anche di sei mercenari siriani morti. Farebbero parte degli oltre 250 mandati in campo dalla Turchia. E, nel frattempo, da Ankara e’ arrivata a Tripoli la richiesta di saldare un primo conto: 2,7 miliardi di dollari come compensazione delle guerre dal 2011 a oggi. Di questi, un miliardo di dollari e’ un’apertura di credito per l’aiuto che viene fornito sul campo contro Haftar.

Intanto, dopo avere ricevuto nei giorni scorsi il generale Khalifa Haftar, alla fine il premier Giuseppe Conte vedra’ domani a Palazzo Chigi anche il premier del governo di Tripoli Fayez al-Sarraj. Un incontro, previsto nel pomeriggio, che avrebbe gia’ dovuto svolgersi due giorni fa ma che era saltato all’ultimo minuto per volere dello stesso Sarraj, seccato per l’accoglienza riservata al suo rivale. Irritazione che ora sembra essere rientrata del tutto: in un primo momento si era parlato di una visita del suo ministro dell’Interno del governo di accordo nazionale libico per lunedi’. Poi e’ stato lo stesso Sarraj a rompere gli indugi e decidere di prendere un volo per Roma. L’Italia insomma continua a tessere la sua tela per ritagliarsi un ruolo di facilitatore della pace nel Paese nordafricano. Dopo il colloquio con Sarraj, Conte ha in preparazione una visita in Turchia da Erdogan, lunedi’ mattina. Nel pomeriggio dello stesso giorno e’ previsto poi uno spostamento al Cairo per vedere il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Una fitta agenda di colloqui alla ricerca del bandolo nella matassa libica.

Leggi anche:
Elly Schlein lavora a liste, tensione ipotesi Tarquinio

Dall’altra parte del Mediterraneo continuano gli sforzi diplomatici per arrivare almeno a un cessate il fuoco, in visto della tanto attesa Conferenza di Berlino. A Bruxelles si e’ riunito il consiglio per gli Affari esteri. Sulla Libia “e’ importante trovare la data il primo possibile della conferenza di Berlino, perche’ ci permettera’ di mettere intorno ad un tavolo tutti gli attori di questa crisi e tutti gli attori di questa guerra”, ha detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, al termine del Consiglio straordinario dell’Ue. “Il ruolo dell’Ue e’ centrale per risolvere il conflitto per procura che si sta svolgendo. C’e’ un rischio terrorismo che noi possiamo risolvere, possiamo evitare se riusciamo a mettere attorno a un tavolo tutti gli attori di questa crisi e a parlare con una unica voce”, ha ribadito il capo della Farnesina.

I rischi in Libia “stanno aumentando”, ha allertato l’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell. “Primo, il rischio terrorismo. Sempre piu’ viene individuata la presenza di combattenti che vengono dalla Siria e dal Sudan”, ha spiegato. “Secondo, il rischio migrazione. Ci sono quasi 700 mila persone che vengono dai Paesi del sub-Sahara. Molti lavorano in Libia e non tutti loro vogliono venire in Europa. Ma a seconda della situazione in Libia potrebbero andarsene perche’ possono perdere il loro lavoro. Il terzo – ha proseguito Borrell – e’ il rischio di destabilizzazione della regione”, in particolare sul Sahel. Borrell ha anche sottolineato che in Libia sono comparsi “nuovi attori”, in particolare Russia e Turchia che potrebbero “cambiare la geopolitica del Mediterraneo centrale”. L’Ue ha dunque “ragioni forti per muoversi dalla retorica all’azione”, ha concluso.

Leggi anche:
Test psicoattitudinali per aspiranti magistrati: una svolta controversa
Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti