L’operazione “Ragnatela”: l’attacco strategico dell’ucraina che cambia gli equilibri del conflitto

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Un attacco coordinato di dimensioni senza precedenti ha colpito nel cuore della capacità militare strategica russa, ridefinendo gli equilibri del conflitto ucraino e aprendo scenari inediti per il futuro della guerra. L’operazione “Pavutyna” (Ragnatela), pianificata per oltre un anno sotto la supervisione diretta del presidente Volodymyr Zelensky, ha dimostrato la capacità dell’Ucraina di proiettare la propria forza militare a migliaia di chilometri dal fronte, colpendo obiettivi di valore strategico inestimabile.

Una “Pearl Harbor” russa

L’attacco, definito dai blogger filo-russi come una “Pearl Harbor” per Mosca, ha coinvolto cinque basi aeree strategiche russe distribuite su un territorio vastissimo: dalla Siberia orientale alla Penisola di Kola, fino alle regioni centrali vicino a Mosca. Utilizzando 117 droni coordinati, le forze ucraine hanno colpito aeromobili strategici di inestimabile valore, inclusi bombardieri Tu-95MS e Tu-22M3, pilastri della capacità di proiezione di forza russa.

Secondo fonti ucraine, sarebbero stati colpiti 41 velivoli, con almeno 10 completamente distrutti, rappresentando il 34% dei lanciatori di missili cruise strategici russi. Anche le stime più conservative parlano di perdite devastanti per l’aviazione strategica di Mosca, con il blogger russo Rybar che conferma la distruzione di 8 Tu-95M, 4 Tu-22 e un An-12, definendola una “tragica perdita”.

La trasformazione del conflitto

L’attacco segna un punto di svolta in quella che gli analisti militari definiscono la trasformazione del conflitto ucraino. Non si tratta più di una guerra di contatto tradizionale, dove l’invio di carri armati e munizioni rappresenta la priorità. Il centro di gravità si è spostato verso una guerra di profondità, dove gli obiettivi sono le capacità strategiche e le infrastrutture critiche del nemico.

Questa evoluzione è stata accelerata dall’esaurimento delle riserve sovietiche di carri armati russi, previsto entro la fine del 2024, e dalla limitata capacità produttiva di Mosca di sostituirli – appena 80 nuovi carri all’anno, lo stesso numero di quelli persi al fronte in un singolo mese come maggio scorso.

Implicazioni strategiche e rischi di escalation

L’operazione ha ridefinito gli equilibri in vista dei negoziati di Istanbul, inviando un messaggio chiaro: l’Ucraina non è costretta ad accettare una tregua a qualsiasi condizione. Il messaggio politico-militare è inequivocabile: “non puoi fare quello che vuoi” viene comunicato direttamente a Mosca.

La nuova dottrina nucleare russa prevede l’uso di armi atomiche in risposta ad attacchi convenzionali che minaccino la sovranità territoriale, anche da parte di paesi non nucleari sostenuti da potenze atomiche. Alcuni esponenti della “comunità Z” russa su Telegram hanno già iniziato a invocare una risposta nucleare, definendo l’attacco “non solo un pretesto, ma una ragione per lanciare attacchi nucleari contro l’Ucraina”.

Vulnerabilità rivelate

L’attacco ha esposto vulnerabilità critiche nel sistema di difesa russo. Gli aeromobili strategici, troppo grandi per essere nascosti negli hangar, risultano esposti agli attacchi di droni, troppo piccoli per essere efficacemente tracciati dai sistemi di difesa aerea. Il fallimento dell’intelligence russa appare macroscopico: fonti aperte avevano segnalato il trasferimento massiccio di questi velivoli verso la Penisola di Kola circa venti giorni prima dell’attacco, un movimento inusuale che probabilmente ha fornito informazioni cruciali ai pianificatori ucraini.

Conseguenze a lungo termine

Le implicazioni dell’operazione si estendono ben oltre il teatro ucraino. Con la Russia privata di una parte significativa della sua capacità di bombardamento strategico, gli equilibri europei potrebbero cambiare radicalmente. Senza una flotta di carri armati adeguata e con capacità aeree ridotte, Mosca vedrà limitata la sua capacità di minacciare paesi baltici e la Polonia.

In prospettiva di futuri negoziati russo-americani sulla riduzione delle armi strategiche, la perdita di mezzi a disposizione di Mosca lascia i russi in una posizione di svantaggio negoziale significativo. Se le stime ucraine dovessero essere confermate dalle immagini satellitari, la forza aerea strategica russa risulterebbe dimezzata, rappresentando “un elemento di debolezza drammatico al tavolo di un negoziato”.

Una nuova fase della guerra

L’operazione “Ragnatela” dimostra che l’Ucraina ha saputo adattarsi alla nuova natura del conflitto, sviluppando capacità di attacco in profondità che ridefiniscono le regole del gioco. Mentre la Russia ha scelto attacchi “contro valore” – città e infrastrutture civili – l’Ucraina risponde con attacchi “contro forza”, colpendo obiettivi militari strategici.

Il successo dell’operazione, pianificata “da un anno, sei mesi e nove giorni” come rivelato da Zelensky, indica una maturazione delle capacità operative ucraine che potrebbe estendersi ad altri obiettivi strategici russi: flotte navali, porti commerciali, infrastrutture critiche. Come osservano gli analisti: “Lo hanno fatto una volta, lo possono rifare”.

La guerra in Ucraina è entrata in una nuova fase, dove la profondità strategica e la capacità di colpire il cuore del sistema militare nemico determinano gli equilibri più delle battaglie tradizionali al fronte. L’operazione “Ragnatela” potrebbe essere ricordata come il momento in cui Kiev ha dimostrato di poter competere con Mosca anche sul piano della guerra strategica.