Mafia e antimafia, sempre “affari nostri” sono

5 maggio 2016

Gli interessi sono troppo alti e il giro di denaro ancor di più. In questo scenario la mafia sguazza, gli “affari nostri” ingrassano. Poi c’è l’antimafia, che oggi marca confini sempre più labili con il malaffare. La recente cronaca ci è maestra. Aveva ragione Sciascia quando puntava il dito contro l’Antimafia di facciata e di comodo? In estrema sintesi, il pensiero del maestro: chi lottava la mafia, una volta raggiunto il proprio scopo, scoperchiare il malaffare criminoso, diveniva a sua volta anche lui potente, risultando un benefattore per aver liberato un territorio da Cosa nostra. Tanti anni fa, un vecchio giornalista siciliano della Rai che si occupava di cronaca nera e giudiziaria disse: “Se vuoi fare la rivoluzione e togliere il potere esistente devi avere subito un altro potere che lo sostituisce. Sennò non hai fatto nulla. Ma stai attento al nuovo potere perché potrebbe essere come quello precedente se non peggio, perché avrà anche la copertura della legge e potrà agire liberamente”. E oggi, alla luce dei fatti, sembra che sia Sciascia – e consentiteci l’accostamento al nostro collega – che questo vecchio giornalista da tempo scomparso, sembrano aver ragione. Poi, vi sarebbe da fare la distinzione tra “mafia delinquenziale” e “mafia dei colletti bianchi”. Ma questa è un’altra storia. Per fortuna, non moriranno mai i Falcone e i Borsellino. MRD

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