Meloni e la nuova Europa: i Balcani al centro della strategia politica italiana

Durante la sesta riunione della Comunità politica europea a Tirana, Giorgia Meloni ha ribadito la centralità dei Balcani occidentali nell’agenda italiana ed europea. Con 14 miliardi di euro di scambi, missioni di sicurezza e investimenti strategici, l’Italia guida l’integrazione della regione per garantire stabilità e contrastare le influenze esterne

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“I Balcani occidentali non sono ai margini dell’Europa, sono nel suo cuore”. Con queste parole, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha aperto il suo intervento a Tirana durante la sesta riunione della Comunità politica europea. Un messaggio forte e simbolico che segna la volontà dell’Italia di rilanciare con decisione il processo di integrazione europea dei Balcani occidentali, non solo come obiettivo politico, ma come imperativo strategico.

Una visione di stabilità e sicurezza condivisa

Nel corso del suo discorso, Meloni ha sottolineato come l’integrazione della regione non sia solo una questione di appartenenza culturale o geografica, ma un vero e proprio investimento in sicurezza. “In un’epoca caratterizzata da crescenti minacce ibride e informatiche”, ha affermato, “non possiamo permetterci aree grigie ai margini del nostro continente”.

L’Italia è già in prima linea. Attraverso le missioni internazionali KFOR in Kosovo e EUFOR Althea in Bosnia, il nostro Paese si conferma primo contributore europeo per la sicurezza nella regione. Una presenza militare che va ben oltre il simbolico, testimoniando l’impegno a lungo termine dell’Italia nella stabilizzazione dei Balcani.

La dimensione economica: un interscambio da 14 miliardi di euro

Oltre alla sicurezza, è il commercio a dare concretezza alla strategia italiana. I Balcani occidentali rappresentano un mercato dinamico e in crescita, con cui l’Italia intrattiene relazioni economiche di grande rilievo. L’interscambio commerciale ha toccato quota 14 miliardi di euro, una cifra che fotografa un legame economico profondo, fatto di importazioni, esportazioni, investimenti e progetti infrastrutturali.

Tra i principali settori coinvolti troviamo:

  • Tessile e abbigliamento: 1,12 miliardi di euro
  • Metalli e macchinari industriali: 1,53 miliardi di euro
  • Energia e infrastrutture: in forte crescita con progetti come il TAP e l’elettrodotto Italia-Montenegro

“I Balcani sono il nostro retroterra produttivo. L’Italia può fare la differenza nel loro sviluppo, e crescere insieme a loro”, ha commentato un analista economico del Centro Studi Confindustria.

Investimenti strategici: l’Italia c’è

Albania, Serbia, Bosnia e Kosovo sono diventate terreno fertile per le imprese italiane. La presenza imprenditoriale è capillare: oltre 2.600 aziende operano in Albania, più di 400 in Serbia, con attività che spaziano dal bancario all’automotive.

Un caso emblematico è rappresentato dallo stabilimento Stellantis a Kragujevac, in Serbia, dove l’azienda ha investito 190 milioni di euro per produrre auto elettriche. Oppure l’elettrodotto adriatico, inserito tra i Progetti di Interesse Comune dalla Commissione Europea, che rafforzerà la sicurezza energetica dell’intera macro-regione.

Una sfida geopolitica in un contesto fragile

L’integrazione europea dei Balcani occidentali non è un percorso in discesa. La regione è esposta alle interferenze di attori esterni come Russia e Cina. Mosca, in particolare, utilizza la disinformazione e le tensioni etniche per destabilizzare l’area, mentre Pechino ha investito in porti, ferrovie e telecomunicazioni, guadagnando influenza economica e politica.

Meloni, consapevole del rischio, ha rilanciato il Processo di Berlino e chiesto un’accelerazione decisa del percorso di adesione: “Dobbiamo offrire ai Balcani una chiara e credibile prospettiva europea, prima che altri colmino il vuoto”.

Verso un’integrazione a fasi

Il governo italiano propone un modello flessibile di integrazione, che non aspetti la piena adesione formale per avviare benefici concreti. Alcune misure chiave:

  • Eliminazione graduale delle barriere commerciali
  • Partecipazione anticipata a programmi europei
  • Cooperazione rafforzata in sicurezza, energia e ambiente

Come ha dichiarato il sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli: “Non possiamo più aspettare. Dobbiamo includere i Balcani nel mercato unico già oggi, come anticipo dell’ingresso politico di domani”.

Il ruolo dell’UE e la spinta italiana

Bruxelles, da parte sua, ha stanziato 1,2 miliardi di euro per otto nuovi progetti nella regione. Ma è l’Italia a guidare la pressione politica per sbloccare un processo di allargamento che, dopo l’ingresso della Croazia nel 2013, ha subito un rallentamento.

Secondo Federica Mogherini, ex Alto Rappresentante dell’UE per gli Affari Esteri, “l’Italia ha sempre avuto un occhio di riguardo per i Balcani. Oggi più che mai può giocare un ruolo di leadership in un’Europa che cambia”

Un’Europa completa passa dai Balcani

Il progetto Meloni per i Balcani non è solo una dichiarazione d’intenti, ma una strategia concreta su più livelli. Economico, politico, culturale. Le parole della premier a Tirana non lasciano spazio a dubbi: “Se vogliamo costruire una nuova Europa, non possiamo farlo senza i Balcani”.

L’Italia, con la sua posizione geografica, i suoi legami storici e la sua capacità industriale, si candida a essere il motore di questa integrazione. Un’opportunità per rafforzare il proprio ruolo internazionale e per contribuire alla stabilità di un’intera area che, se ignorata, rischia di diventare il punto debole del continente.