Nancy Pelosi, da casalinga a signora della politica di Washington

Nancy Pelosi, da casalinga a signora della politica di Washington
Nancy Pelosi
18 novembre 2022

È stata al vertice della politica statunitense per decenni ed è una delle principali voci femminili in un Congresso dominato dagli uomini. Nancy Pelosi, 82 anni, oggi ha annunciato che dopo vent’anni non guiderà più i Democratici alla Camera dei Rappresentanti, affermando che è giunto il momento che “una nuova generazione guidi il caucus democratico”. Rimarrà alla Camera, in rappresentanza del 12esimo distretto della California, quello di San Francisco, dove è stata eletta 16 volte dal 1987 a oggi. Pelosi, nata Nancy D’Alesandro a Baltimora, mamma molisana, papà di origini abruzzesi, è la prima donna nella storia degli Stati Uniti a ricoprire il ruolo di presidente della Camera e ha svolto un ruolo fondamentale nel promuovere, o frenare, le agende di più presidenti. Il suo acume, la sua capacità di tenere unito un partito irrequieto nei momenti cruciali e il suo istinto per il teatro politico l’hanno resa una vera forza a Capitol Hill, nonché un parafulmine delle critiche dei suoi detrattori.

Pelosi è cresciuta in una famiglia politica, la più giovane di sette figli nella città della costa orientale degli Stati Uniti di Baltimora, nel Maryland, dove suo padre è stato sindaco. Frequenta l’università nella vicina Washington DC, dove incontra e sposa il finanziere Paul Pelosi, anche lui di origini italiane. Si trasferiscono prima a Manhattan, e poi a San Francisco, dove la Pelosi comincia una vita da casalinga e partorisce cinque figli, quattro figlie e un figlio, nel giro di sei anni.  Nel 1976, a 36 anni, inizia il suo impegno politico, quando decide di usare i suoi vecchi legami familiari per aiutare il governatore della California Jerry Brown, candidato alla Casa Bianca, a vincere le primarie del Maryland. Comincia la scalata i ranghi del Partito Democratico dello stato, ne diventa residente e poi conquista un seggio al Congresso nel 1987. Nel 2001 diventa la numero due del leader dei Democratici alla Camera Dick Gephardt con una vittoria di misura.

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L’anno successivo diventa leader di minoranza, capo dell’opposizione alla Camera. Pelosi si oppone in modo molto esplicito all’invasione statunitense dell’Iraq nel 2003, una posizione che paga nel 2006, quando i Democratici prendono il controllo della Camera per la prima volta in 12 anni. Viene eletta dal suo partito speaker della Camera, diventando la prima donna a ricoprire quel ruolo nella storia degli Stati Uniti. Pelosi occupa la poltrona di presidente della Camera per per quattro anni, fino a quando i Democratici perdono il controllo della camera bassa del Congresso. Nonostante la battuta d’arresto, Pelosi ha superato sfide interne per tornare a prendere il martelletto al timone di un partito in ripresa nel 2018, diventando il parafulmine per la rabbia dei repubblicani, che la considerano una rappresentante delle élite costiere pronta a promuovere un programma radicale di forte spesa pubblica. Nel 2018 i democratici ottengono una vittoria storica alla Camera.

 Questa volta Pelosi deve fare i conti con il presidente Donald Trump e l’astuto leader della maggioranza al Senato, il repubblicano Mitch McConnell. Il suo grande momento virale è stato il suo sarcastico #PelosiClap durante il discorso sullo stato dell’Unione di Trump un mese dopo il suo insediamento. Il suo momento più controverso quanto un anno dopo strappa il testo del discorso di Trump davanti alle telecamere. Accusata di mancanza di rispetto, ha poi difeso la mossa, definendo le parole di Trump un “manifesto di menzogne”. Inizialmente riluttante a promuovere il terzo impeachment di un presidente degli Stati Uniti, Pelosi prende l’iniziativa nel 2019, quando emergono pressioni di Trump sull’Ucraina, usando la leva degli aiuti militari, per avere informazioni compromettenti su Joe Biden. Il Senato a maggioranza repubblicana assolve il presidente. Nel suo quarto mandato come presidente della Camera, dopo l’insediamento di Biden alla Casa Bianca, è stata capace di veicolare gran parte dell’agenda legislativa del presidente attraverso la camera, nonostante margini esigui.

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In meno di due anni, i Democratici alla Camera hanno approvato un disegno di legge di sostegni per il Covid, un pacchetto bipartisan di spesa per le infrastrutture, un programma di spesa sociale e ambientale multimiliardario e una legislazione a protezione dei matrimoni gay. Il fatto che sia riuscita a farcela, quando perdere più di un voto o due avrebbe significato un fallimento, testimonia la sua capacità di mantenere uniti i membri liberali e centristi del suo partito. Più recentemente, ha fatto infuriare la Cina diventando il parlamentare statunitense più importante a visitare Taiwan in 25 anni. La Cina ha punito gli Stati Uniti con esercitazioni militari e un ridimensionamento delle relazioni diplomatiche all’indomani del suo viaggio. È stato un viaggio storico per di fine mandato, che nelle intenzioni di Pelosi ha rappresentato un punto di riferimento per la democrazia sull’autocrazia. “Non avrei mai pensato che un giorno sarei passata da casalinga a presidente della Camera”, ha detto Pelosi nell’aula della Camera annunciando le dimissioni. “E’ giunta l’ora che una nuova generazione guidi il caucus democratico”.

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