Primarie e caucus, il lungo processo di scelta dei candidati Usa. Si parte con l’Iowa

Primarie e caucus, il lungo processo di scelta dei candidati Usa. Si parte con l’Iowa
3 febbraio 2020

Ogni quattro anni, i candidati alle presidenziali statunitensi competono nei singoli Stati del Paese per guadagnare la nomination del proprio partito, nel processo politico più complesso, lungo e costoso al mondo. In gioco, in ogni Stato, c’è un determinato numero di delegati, ovvero di persone che lo rappresenteranno alla convention nazionale del partito e che saranno obbligati a votare – almeno al primo scrutinio – per un determinato candidato (pledged delegates), in base al voto degli elettori e al sistema elettorale. Il candidato che ottiene la maggioranza dei delegati nel corso delle primarie e dei caucus, organizzati tra l’inverno e la primavera precedenti alle elezioni, sarà il candidato del partito alle presidenziali di novembre. Quest’anno, come da tradizione, l’Iowa sarà il primo Stato a votare: oggi, sono in programma i caucus repubblicani e democratici. Il processo di scelta si concluderà con le convention nazionali in programma in estate, quando i delegati eleggeranno formalmente il loro candidato. Nella maggior parte dei casi, il candidato emerge già dopo le prime settimane di voto. Se la stagione delle primarie sarà lunga e probabilmente equilibrata per i democratici, altrettanto non si può dire per i repubblicani, visto che, come da tradizione, il presidente uscente non ha praticamente avversari; per questo, in molti Stati il partito repubblicano ha deciso di non tenere alcun voto.

Cosa sono i caucus?

Spesso organizzati nelle palestre delle scuole, nelle sale comunali o in altri luoghi pubblici, i caucus sono delle riunioni locali a cui partecipano solo le persone registrate come elettori di quel partito, che votano dopo un dibattito. Repubblicani e democratici gestiscono in modo differente questi eventi: nel 2016, i repubblicani organizzarono un voto segreto, mentre i democratici, quattro anni fa come oggi, preferiscono quello palese, con le persone che si raggruppano fisicamente in punti diversi, all’interno della sala, a seconda del candidato sostenuto, per poi procedere al conteggio; il candidato con meno voti viene eliminato dalla competizione e i suoi sostenitori si spostano, scegliendo un nuovo candidato da appoggiare. I candidati democratici devono attrarre una percentuale minima di tutti i presenti per ottenere dei delegati. I caucus non nacquero come sistema di nomina presidenziale, ma per aiutare i partiti a organizzarsi a livello locale. Oggi, i loro sostenitori lo considerano un modello di democrazia partecipativa, mentre i detrattori lo definiscono un sistema arcaico e non rappresentativo.

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Cosa sono le primarie?

Al contrario dei caucus, le primarie vengono organizzate nei consueti seggi elettorali e sono pagate e gestite dalle autorità statali e non dai partiti. Gli elettori generalmente esprimono segretamente il voto per il candidato preferito. Ci sono di solito due tipi di primarie: quelle chiuse, a cui solo gli elettori registrati con quel partito possono partecipare, e quelle aperte, a cui possono partecipare tutti gli elettori. Prima degli anni ’70, la maggior parte degli Stati sceglieva i delegati usando i caucus, ma dopo le riforme del 1972 per rendere il processo di selezione più inclusivo e trasparente, la maggior parte degli Stati ha adottato il sistema delle primarie. Nel 2020, sono pochi gli Stati e i territori che organizzano i caucus: Iowa, Kentucky, Nevada, North Dakota e Wyoming; le Samoa americane, Guam e le isole Vergini statunitensi.

Come funzionerà?

Negli ultimi decenni, gli Stati hanno combattuto tra loro per anticipare l’organizzazione di primarie e caucus, in modo da attirare l’attenzione di candidati e media. Per questo, i partiti hanno imposto delle regole negli ultimi anni per scoraggiare gli Stati ad anticipare il voto. Repubblicani e democratici permettono solo a quattro Stati di organizzare gli eventi per la selezione dei delegati a febbraio: Iowa, New Hampshire, Nevada e South Carolina. Gli altri, devono aspettare almeno il primo marzo. Negli ultimi cicli elettorali, più di dieci Stati hanno deciso di tenere gli eventi nella stessa giornata, comunemente chiamata Super Tuesday (quest’anno, il 3 marzo, sarà assegnato il 29% dei delegati democratici, il 31% di quelli repubblicani).

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Chi sono i delegati?

I delegati sono attivisti, leader politici locali, donatori o sostenitori di un candidato. In campo democratico, i delegati sono assegnati generalmente su base proporzionale; tra i repubblicani, ci sono Stati che assegnano tutti i delegati al vincitore, altri li assegnano su base proporzionale o con un sistema misto. Nel 2020, un candidato democratico dovrà ottenere almeno 2.376 dei 4.750 delegati per guadagnare la nomination; circa la metà, 1.277 su 2.552 delegati, saranno quelli necessari per ottenere la candidatura repubblicana. Tra i delegati ci sono anche i cosiddetti ‘superdelegati’, liberi di votare per il candidato che preferiscono: tra i repubblicani sono solitamente i leader del partito e costituiranno, nel 2020, meno del 5%. Tra i democratici, invece, sono presenti anche parlamentari, governatori, ex presidenti e vicepresidenti; questo gruppo, nel 2016, rappresentava circa il 15% del totale. In seguito, il partito democratico ha deciso di ridurre il potere dei superdelegati, in risposta alle critiche a un sistema considerato troppo favorevole ai candidati dell’establishment. Nel 2020, per la prima volta, i superdelegati non potranno votare al primo scrutinio della convention nazionale e parteciperanno solo ai successivi, se necessari.

Convention nazionali

Negli ultimi decenni, le convention nazionali hanno avuto più che altro un ruolo celebrativo, con la ratifica del candidato assicuratosi il sostegno della maggior parte dei delegati. Diventati dei grandi eventi mediatici, servono a mettere in luce i candidati a presidenza e vicepresidenza, i leader e le nuove stelle del partito, che si avvicendano sul palco. Nel corso dei tre o quattro giorni di convention, vengono poi votate le norme del partito e la piattaforma politica, e si eleggono i membri del comitato nazionale. Nei rari casi in cui non emerga un candidato (l’ultima volta nel 1952), possono essere necessarie diverse votazioni prima di avere un vincitore, durante quella che viene definita una brokered convention. I delegati sono obbligati a votare per uno specifico candidato – a parte i superdelegati – al primo scrutinio, ma sono liberi di scegliere un altro candidato nelle successive votazioni.

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