Rivolta nel carcere di Genova: caos, feriti e polemiche sulla gestione penitenziaria

Il bilancio finale è di due agenti di polizia penitenziaria feriti e diversi danni materiali, con celle devastate e locali vandalizzati.

Una violenta rivolta è scoppiata questa mattina nel carcere genovese di Marassi, coinvolgendo circa 200 detenuti e causando momenti di altissima tensione sia all’interno che all’esterno della struttura. Il bilancio finale è di due agenti di polizia penitenziaria feriti e diversi danni materiali, con celle devastate e locali vandalizzati.

Le fasi della sommossa

La protesta è esplosa poco prima delle 14, quando un gruppo di detenuti ha aggredito gli agenti di polizia penitenziaria e ha aperto le celle, permettendo a decine di reclusi di riversarsi nei corridoi e prendere possesso di una sezione del carcere. Alcuni di loro sono saliti sui tetti e sul camminamento delle mura di cinta, inscenando una rumorosa protesta che ha attirato l’attenzione del quartiere circostante.

Le forze dell’ordine – polizia, carabinieri, guardia di finanza e polizia locale – sono intervenute in assetto antisommossa, chiudendo al traffico le principali vie attorno al carcere (tra cui via Del Faggio, corso De Stefanis e piazzale Marassi) per garantire la sicurezza dei cittadini e facilitare le operazioni di contenimento.

Le cause: vendetta dopo una violenza sessuale

Secondo le prime ricostruzioni, la rivolta sarebbe stata innescata da un regolamento di conti tra detenuti, a seguito di un grave episodio di violenza avvenuto nei giorni precedenti: sei reclusi avrebbero violentato un giovane detenuto, che ha poi necessitato di cure ospedaliere. Il clima di tensione generato da questo episodio ha portato a una vendetta collettiva e al caos che ne è seguito.

Il bilancio e la gestione dell’emergenza

Due agenti della polizia penitenziaria sono rimasti feriti e sono stati trasportati in ospedale, mentre altri due sono stati medicati sul posto. Nessun detenuto risulta gravemente ferito, ma i danni agli ambienti del carcere sono ingenti, in particolare al piano terra della seconda sezione, dove sono state devastate anche aule scolastiche.

Durante la sommossa, il personale sanitario e gli insegnanti presenti sono stati messi in sicurezza in aree protette, mentre la polizia penitenziaria – con il supporto di oltre cento agenti, molti provenienti da altri istituti liguri – è riuscita a riportare la situazione sotto controllo dopo alcune ore di grave tensione.

Le reazioni istituzionali

La sindaca di Genova, Silvia Salis, ha espresso solidarietà agli agenti e al personale coinvolto, sottolineando il lavoro tempestivo delle forze dell’ordine e la necessità di garantire la sicurezza della zona circostante. Il presidente della Regione Liguria, Marco Bucci, ha ringraziato la polizia penitenziaria per la professionalità dimostrata e ha rilanciato il dibattito sull’opportunità di mantenere il carcere in un quartiere densamente popolato come Marassi, auspicando la realizzazione di una nuova struttura più moderna e funzionale alle esigenze attuali.

Il grido d’allarme dei sindacati

I sindacati della polizia penitenziaria hanno denunciato ancora una volta il grave sovraffollamento del carcere di Marassi, che ospita circa 700 detenuti a fronte di una capienza di 530 posti, con un tasso di occupazione del 130%. Hanno inoltre evidenziato la carenza di personale e le condizioni di lavoro difficili, chiedendo interventi urgenti per prevenire nuovi episodi di violenza e migliorare la sicurezza sia per gli agenti che per i detenuti.

La rivolta di oggi a Marassi riporta al centro dell’attenzione il tema delle condizioni delle carceri italiane, segnate da sovraffollamento, carenze strutturali e tensioni interne. La gestione dell’emergenza ha evitato conseguenze più gravi, ma la necessità di riforme strutturali e di un rafforzamento del personale rimane una priorità non più rinviabile.