Siria, attacco chimico su città ribelle. A rischio negoziati ma Damasco smentisce

4 aprile 2017

E’ di almeno almeno 72 morti, tra i quali venti bambini, il bilancio delle vittime del raid aereo che ha sprigionato “gas tossici” contro Khan Sheikhun, città della provincia siriana di Idleb sotto il controllo dei ribelli: l’attacco ha provocato la dura reazione della comunità internazionale, mettendo in forse anche la prosecuzione dei colloqui di pace fra ribelli e opposizione. Secondo le prime testimonianze un razzo ha successivamente colpito anche l’ospedale dove si trovano in cura le vittime del sospetto attacco chimico, distruggendo parte dell’edificio; il Ministero della Difesa russa ha negato di aver effettuato bombardamenti nell’area di Khan Sheikun. Anche il regime di Damasco ha negato qualsiasi responsabilità, definendo “false” le accuse relative all’utilizzo di armi chimiche: lo hanno affermato fonti governative siriane, accusando l’opposizione di voler “ottenere tramite i media ciò che non ha potuto ottenere sul campo”. L’inviato dell’Onu per la Siria, Staffan de Mistura, ha invece reso noto che l'”orribile” attacco contro Khan Sheikun sarebbe stato di natura chimica ed effettuato dall’aria, sottolineando di nuovo come ogni qualvolta i negoziati di pace registrano qualche progresso qualcuno tenta di sabotarli. “Ogni qualvolta la comunità internazionale da prova di unità, c’è qualcuno che in qualche modo cerca di minare questo sentimento di speranza, ma non rinunceremo, anzi useremo questi momenti di orrore per dimostrare che non potranno farcela”, ha concluso De Mistura, che ha chiesto di “accertare chiaramente elr responsabilità”.

La Commissione di inchiesta sulla Siria dell’Onu – che si occupa dei possibili casi di crimini di guerra e contro l’umanità – ha nel frattempo reso noto di aver aperto un’inchiesta sull’attacco. L’attacco “rimette in discussione” il processo di pace fra il regime di Damasco e i ribelli siriani: lo ha dichiarato il capo-negoziatore dell’opposizione, Mohammad Sabra. “Se le Nazioni Unite non possono impedire al regime di perpetrare questi attacchi, come possono portare a termine un processo che porti a una transizione politica in Siria?” ha dichiarato Sabra. “Questo crimine ci costringe a riesaminare se sia possibile partecipare ad un processo politico sotto il patrocinio dell’Onu quando questa non è in grado di far rispettare le proprie risoluzioni”, ha concluso il portavoce dell’opposizione. Negli stessi termini si è espresso anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, in un colloquio telefonico con l’omologo russo Vladimir Putin: “Il presidente Erdogan ha detto che questo tipo di attacco è inumano e inaccettabile e ha sottolineato che rischia di vanificare tutti gli sforzi di negoziato che ad Astana” stanno affrontando il problema della pace in Siria, ha riferito una fonte governativa turca, senza specificare se Erdogan abbia detto chi sia da condannare per l’attacco. Di “responsabilità primaria” del regime di Bashar al-Assad ha invece parlato la responsabile della politica estera dell’Unione Europea, Federica Mogherini: “Ovviamente c’è una responsabilità primaria del regime, innanzitutto e soprattutto perché ha la responsabilità primaria di proteggere e non attaccare il suo popolo”.

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“La notizia di oggi è tremenda”, ha detto Mogherini parlando con i media a Bruxelles a margine della conferenza Ue-Onu che vuole concentrarsi sulla situazione di post-conflitto in Siria, “ma questo ci rammenta drammaticamente il fatto che è la situazione sul terreno a confermarsi drammatica”. E in questo contesto, ha aggiunto, “la priorità assoluta è fermare i combattimenti”. Il ministro degli Esteri britannico, Boris Johnson, ha definito “orribili” le notizie di un “attacco chimico” in Siria, chiedendo che “i responsabili vengano portati davanti alla giustizia”: “Se non possiamo ancora essere certi di ciò che è accaduto, ha tutte le caratteristiche di un attacco del regime, che ha più volte fatto ricorso alle armi chimiche”, si legge in un comunicato diffuso dal Foreign Office. Il presidente francese François Hollande ha accusato Assad di essere responsabile del “massacro”: “Ancora una volta il regime siriano negherà l’evidenza della sua responsabilità per questo massacro: coloro che sostengono questo regime potranno ancora una volta riflettere sull’enormità della loro responsabilità politica, strategica e morale”, si legge in un comunicato diffuso dall’Eliseo. L’organizzazione per la messa la bando delle armi chimiche (Opac) si è infine detta “fortemente preoccupata” dalle notizie relative al presunto attacco, e ha reso noto di stare “raccogliendo e analizzando le informazioni di tutte le fonti disponibili” sull’accaduto. In un rapporto consegnato dal Consiglio di Sicurezza nel marzo scorso il Direttore generale dell’Opac, Ahmet Uzumcu aveva affermato che dall’inizio del 2017 si erano registrati “otto casi di presunto utilizzo di armi chimiche”, senza fornirne però la localizzazione.

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