ArcelorMittal accoglie invito del Tribunale, sospeso lo spegnimento degli impianti

ArcelorMittal accoglie invito del Tribunale, sospeso lo spegnimento degli impianti
19 novembre 2019

ArcelorMittal accoglie l’invito del Tribunale di Milano e sospende, per il momento, le procedure di spegnimento degli impianti di Taranto in attesa della prima udienza sul ricorso d’urgenza presentato dai commissari dell’ex Ilva, fissata per il 27 novembre. L’annuncio è arrivato mentre era da poco iniziato al Quirinale l’incontro tra il presidente Mattarella e i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. A seguito della richiesta dei Commissari al Tribunale di Milano volta all’ottenimento di provvedimenti provvisori relativi all’acciaieria di Taranto, ArcelorMittal “prende atto e saluta con favore la decisione del Tribunale di non accogliere la richiesta di emettere un’ordinanza provvisoria senza prima aver sentito tutte le parti” e “seguirà l’invito del Tribunale a interrompere l’implementazione dell’ordinata e graduale sospensione delle operazioni in attesa della decisione del Tribunale”. Prima del comunicato ufficiale dell’azienda era stato il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, ad anticipare la notizia a Zapping. “ArcelorMittal a Taranto ha comunicato la sospensione della procedura di spegnimento degli impianti, riaprono anche il commerciale – aveva detto – In attesa della sentenza del giudice di Milano, l’Altoforno 2 resta acceso”.

La decisione è stata salutata con favore dai sindacati. “E’ un primo risultato importante” ma “non c’è tempo da perdere”, ha detto il leader della Cgil, Maurizio Landini. Una “notizia importantissima”, ha sottolineato la leader della Cisl Annamaria Furlan, “è un elemento importante, mi auguro sia solo il primo”. “Avevamo ragione noi – ha rivendicato il numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo – a voler incontrare la proprietà e non l’amministratore delegato”. Nel corso dell’incontro coi sindacati il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ascoltato con grande attenzione le preoccupazioni espresse per quello che ritiene sia un grande problema nazionale che deve essere assolutamente risolto con grande determinazione e impegno. L’Ilva non chiuderà, ha assicurato successivamente in serata il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che si è detto favorevole alla reintroduzione dello scudo penale. “Io penso che ciò deve essere fatto, nel quadro di un accordo con Mittal. Se si definirà un accordo sul futuro dell’Ilva c’è anche questa componente, che non è però l’unica”. Venerdì, infine, è atteso un incontro tra il premier Giuseppe Conte e il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, con i vertici di AncelorMittal.

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IL TRIBUNALE

Si fa sempre piu’ severo lo sguardo della giustizia milanese su Arcelor Mittal. Sia di quella civile che ha invitato la multinazionale a non spegnere gli altoforni in attesa che si definisca la causa, sia di quella penale che individua in alcuni reati fallimentari e nell’ipotesi di false comunicazioni al mercato le contestazioni al momento ancora a carico di ignoti. Il passo dei magistrati e’ spedito. A quanto si e’ appreso, il giudice civile Claudio Marangoni decidera’ entro il 4 dicembre sul ricorso d’urgenza presentato dai commissari straordinari della ex Ilva secondo i quali Arcelor Mittal si sarebbe resa responsabile di “un inadempimento plateale e conclamato” del contratto d’affitto con “danni incalcolabili all’economia”. Non una data casuale: proprio quel giorno, la societa’ franco-indiana ha minacciato di far calare la notte sull’acciaieria, con lo spegnimento degli impianti. Nel decreto di fissazione dell’udienza per discutere il caso, fissata al 27 novembre, il giudice ha invitato le parti – ma il termine e’ un eufemismo visto che un eventuale comportamento contrario influenzerebbe l’esito della causa – “a non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operativita’ e funzionalita’ degli impianti”.

Entro il 25 novembre Arcerlor Mittal potra’ replicare al ricorso, poi, dopo l’udienza, il giudice si riservera’ per prendere una decisione prima della data fatidica. L’eventuale chiusura, stimano i commissari nel ricorso, impatterebbe “del 3,7% del Pil” nel Sud. Al momento, la presidenza del Consiglio non si e’ ancora costituita nella causa, a differenza della procura che sta portando avanti l’indagine aperta venerdi’ con slancio impetuoso. Per tutto il giorno, si sono susseguiti interrogatori e riunioni negli uffici dei pm Stefano Civardi e Mauro Clerici che, coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, stanno portando avanti gli accertamenti con l’apporto della Guardia di Finanza. Sono state formulate anche le prime ipotesi di reato che riguardano i profili fallimentari e finanziari, un ambito distinto rispetto a quello della procura di Taranto che indaga per ‘distruzione dei mezzi di produzione’ in relazione a quello che i commissari definiscono la “dispersione del know-how aziendale, in pratica la morte del primo produttore siderurgico italiano e uno dei primi d’Europa”.

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