Bad bank, 201 miliardi da “ripulire”. Caro Renzi decidi, economia reale o virtuale

Bad bank, 201 miliardi da “ripulire”. Caro Renzi decidi, economia reale o virtuale
14 febbraio 2016

Bad bank. Un nuovo termine che ormai è divenuto familiare dopo che il governo italiano aveva tentato di ottenere il via libera dall’Europa per alleggerire il sistema bancario italiano da quelle ‘pesantezze creditizie’ che vivono nei bilanci degli istituti di credito. Via libera che non è arrivato in questi termini ma che è stato modificato, forse in modo peggiore rispetto alla prima bozza. E questo perché si dà corso sempre più a quella economia virtuale che il mondo finanziario ha creato dagli anni ’90 e che ha decretato le varie crisi di liquidità del sistema bancario. Comunque, per il governo Renzi l’importante era raggiungere l’obiettivo, cioè il salvataggio delle banche. E, quindi, il via libera a queste nuove piattaforme di cartolarizzazione, che saranno create dagli stessi istituti di credito per la gestione delle sofferenze bancarie, creeranno nuova liquidità con strane manovre finanziarie virtuali. L’ammontare dell’importo da trasferire dai bilanci delle banche italiane è di 201 miliardi di euro. Una cifra da capogiro. Importo che però si ridurrebbe a circa 80 miliardi grazie agli accantonamenti e alle svalutazioni sui crediti già effettuate dal sistema bancario che sono sotto la voce di bilancio ‘sofferenze’ e che i Consigli d’amministrazione degli Istituti di credito indicano come importi che si potrebbero effettivamente recuperare. Ma tutta questa massa monetaria che le banche hanno alla voce ‘sofferenza’ come è stata prodotta? E’ stata causa dell’economia reale o di quella virtuale? Sembra che la maggior parte dei 201 miliardi sia nata da quei prodotti finanziari virtuali – derivati e futures – che rappresentano l’emblema di quell’economia virtuale moderna che ha prodotto e purtroppo continua a produrre tante storture al sistema bancario, rendendolo debole anche in presenza di ingenti depositi che vi sono nelle casse delle banche.

Ma adesso questa ennesima operazione di economia creativa quale effetto produrrà? Dato che su questi crediti verranno emesse nuove obbligazioni (anche se in piccola parte saranno garantiti dallo Stato) per avere quella liquidità per acquisire queste ‘sofferenze’ e i denari per finanziarie queste operazioni saranno richiesta al mercato. E quindi alla fine anche a quei poveri cittadini risparmiatori che, ignari, saranno nuovamente consigliati dal sistema bancario ad investire su questi titoli. Però nel frattempo chi gestisce questi tipi di operazioni, le società di cartolarizzazione, si arricchisce solo con lo spostamento di carte che indicano la parola ‘cessione del credito’. Cessione chiaramente a prezzi di saldo. Fantascienza? Ma. Di sicuro, nel 2015 gli istituti hanno già ceduto 12 miliardi dei cosiddetti non performing loan, cioè le perdite derivate dalle sofferenze creditizie. E almeno 8,5 miliardi sarebbero stati venduti con uno sconto dell’82% sul valore nominale alle società di cartolarizzazione. Quindi nulla cambia e il giro ricomincia. Forse sarebbe meglio che il premier Renzi, accanto a questa operazione di ‘pulizia’ delle sofferenze, riformi il sistema bancario imponendo che gli Istituti di credito scelgano se operare come banche tradizionali o come banche d’affari. Così anche i cittadini e le imprese possono scegliere se affidare i loro risparmi e chiedere il supporto creditizio a una banca che lavora sull’economia reale o invece rivolgersi a quella che opera nell’economia virtuale con tutti i rischi che produce quella finanza creativa che opera nel mondo della speculazione e che i danni sono poi sotto gli occhi di tutti. Ma questa sì che è fantascienza. MRD

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