Bankitalia: effetto Covid-19 sui redditi, il peggior crollo da 20 anni

14 gennaio 2021

Effetto Covid sui redditi degli italiani che subiscono il peggior crollo degli ultimi 20 anni. E’ boom, invece, per il risparmio e aumentano gli acquisti di titoli pubblici. Nel primo semestre del 2020 i redditi primari delle famiglie si sono ridotti dell’8,8 per cento rispetto al primo semestre del 2019, una contrazione decisamente più ampia di quelle registrate nelle fasi più acute della crisi finanziaria (-5,2 per cento) e di quella dei debiti sovrani (-3,4 per cento). E’ la fotografia scattata dalla Banca d’Italia nella nota “I conti economici e finanziari durante la crisi sanitaria del covid-19”.

I redditi da lavoro dipendente sono scesi dell`8,7 per cento per effetto del calo dei redditi unitari (-7 per cento) e dell`occupazione alle dipendenze (-1,7 per cento), mentre i redditi da lavoro e i profitti delle famiglie produttrici (il risultato netto di gestione e il reddito misto netto) sono diminuiti del 7,4 per cento; gli altri redditi, infine, sono calati del 13 per cento. La flessione del reddito disponibile lordo pro capite è stata molto meno intensa (-3,8 per cento) e sostanzialmente analoga a quelle mediamente registrate nelle due crisi precedenti, grazie all`eccezionale crescita dei trasferimenti sociali netti (60,3 per cento) che ha fornito un contributo di 5,1 punti percentuali.

Nonostante il forte sostegno pubblico alla capacità di spesa delle famiglie, il calo dei consumi nella prima metà dell`anno è stato eccezionalmente ampio: -9,8 per cento). Ne è derivato un risparmio netto pari a 51,6 miliardi; il tasso di risparmio è più che triplicato rispetto alla fine del 2019, (dal 2,8 al 9,2 per cento), contrariamente a quanto era accaduto durante le due precedenti crisi. La riduzione degli investimenti reali netti (-6,6 miliardi nel primo semestre del 2020, il valore più basso dal 1999) ha riflesso sia il calo degli acquisti di abitazioni residenziali di nuova costruzione, sia la riduzione di patrimonio non residenziale e altri beni di capitale fisso delle famiglie produttrici, favorendone la sostituzione con strumenti finanziari. Nel primo semestre del 2020 le famiglie hanno accresciuto la loro ricchezza finanziaria netta grazie a un accreditamento netto pari a 58,8 miliardi.

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Dopo oltre un anno di disinvestimenti in titoli pubblici (-23,6 miliardi nel 2019), nella prima metà del 2020 le famiglie sono tornate ad acquistarne per 5,1 miliardi, mentre sono state registrate vendite di altri titoli per 11,6 miliardi. Gli acquisti di titoli pubblici si sono concentrati nel secondo trimestre, quando le famiglie hanno assorbito titoli per 9,9 miliardi, pari a circa il 9 per cento delle emissioni nette, più che compensando le vendite per 4,8 miliardi registrate nel primo trimestre.

DEBITO PUBBLICO

Poi c’è il capitolo del debito pubblico. Tra la fine del 2019 e la fine di giugno 2020, la variazione semestrale del debito pubblico in percentuale del Pil ha raggiunto i valori più alti negli ultimi venti anni. Nel confronto internazionale, tale aumento, in percentuale del Pil, è stato simile a quello registrato in Spagna e inferiore a quello della Francia, mentre l`aumento è stato superiore a quello del Regno Unito e della Germania. Il debito è complessivamente aumentato di 121 miliardi nel semestre, di cui 97,4 miliardi nel secondo trimestre dell`anno. L`indebitamento netto semestrale è invece stato complessivamente inferiore (78 miliardi) e quasi equi-ripartito tra i due trimestri.

IMPRESE

Nella prima metà del 2020 le passività delle imprese italiane sono aumentate di circa 19 miliardi, guidate principalmente dai flussi positivi di prestiti (28,4 miliardi di euro). Lo ha reso noto la Banca d’Italia nella nota “I conti economici e finanziari durante la crisi sanitaria del Covid-19”. Mentre nel primo trimestre l`aumento dei prestiti ha riguardato sia quelli a breve sia quelli a medio-lungo termine, nel secondo trimestre si è registrata una ricomposizione delle scadenze, a favore di quelle più lunghe. Nel complesso del semestre il flusso negativo dei prestiti a breve termine, pari a 16,2 miliardi, è stato più che compensato da quello positivo dei prestiti a medio-lungo termine, pari a circa 44,6 miliardi.

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