Consiglio dei ministri impugna la legge sui vitalizi in Sicilia, deciderà Consulta

Consiglio dei ministri impugna la legge sui vitalizi in Sicilia, deciderà Consulta
Corte Costituzionale
25 gennaio 2020

Se l’obiettivo era quello di portare la questione davanti alla Corte Costituzionale e’ stato centrato. Ora spettera’ ai giudici pronunciarsi sulla legittimita’ dei tagli ai vitalizi. E la sentenza sull’impugnativa della legge siciliana da parte del Consiglio dei ministri potrebbe, a cascata, avere effetti anche su quanto applicato nelle altre Regioni. Per il Cdm alcune “disposizioni riguardanti i trattamenti previdenziali e i vitalizi del presidente della Regione, dei consiglieri e degli assessori regionali violano – si legge nell’impugnativa – il principio di uguaglianza e ragionevolezza, sancito dalla Costituzione, nonche’ i principi di coordinamento della finanza pubblica e di leale collaborazione”.

L’aspetto piu’ critico della legge, approvata dall’Assemblea siciliana lo scorso 27 novembre, sarebbe quello della temporalita’ della norma, in quanto il taglio e’ previsto per cinque anni. Se i giudici dovessero confermare la tesi del governo Conte, l’Assemblea sara’ tenuta a modificare la norma abrogando il limite; in caso contrario, la legittimita’ della norma, potrebbe portare anche le altre Regioni a introdurre il tetto temporale. Ma c’e’ chi parla di una terza ipotesi, che la Consulta intervenga sull’essenza dei tagli rimettendo in discussione tutto. Si vedra’. La legge in Sicilia e’ entrata in vigore il primo dicembre, il testo era stato elaborato da una commissione speciale. La norma prevede una riduzione lineare del 9,25%, con un ulteriore 5% che si applica per gli assegni da 32 a 67 mila euro e del 10% per quelli oltre i 62 mila euro. Il risparmio, calcolato, e’ di 2 milioni all’anno, dieci nell’intero periodo.

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Sono 149 i vitalizi erogati dall’Ars per un costo di 18 milioni di euro. Il M5s aveva definito la legge “un vero e proprio indecente capolavoro”. E ora invita il presidente dell’Ars, Gianfranco Micciche’, a portare “subito in aula i correttivi per evitare che a pagare il danno siano tutti i siciliani”, riferendosi alla penalita’ (circa 70 milioni di euro di mancati trasferimenti), prevista dalla legge nazionale, per le Regioni che non applicano il taglio nei termini disposti a livello nazionale. A sollecitare una modifica immediata della norma e’ anche il deputato regionale dell’Udc, Vincenzo Figuccia: “Se la casta, con il compiacimento del Pd, pensava di aver tutelato se’ stessa con una sforbiciata light, adesso e’ bene che si proceda celermente ad una revisione di quanto stabilito per portare un taglio da prefisso telefonico ad un taglio serio e corposo”.

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