Russia davanti al default. Un oligarca vicino a Putin rompe silenzio

Russia davanti al default. Un oligarca vicino a Putin rompe silenzio
5 aprile 2022

L’economia russa, dopo l’aggressione all’Ucraina e l’imposizione di sanzioni da parte dell’Ovest, si è trovata catapultata in una nuova realtà. La domanda di petrolio russo è bassa a causa dei rischi delle sanzioni, delle difficoltà logistiche (un forte aumento delle tariffe di trasporto dai porti russi) e finanziarie (problemi con l’apertura delle lettere di credito). E ora che il Tesoro degli Stati Uniti ha sospeso i pagamenti del debito in dollari dai conti del Governo russo presso le banche statunitensi e un default storico appare ancora più vicino, pochi grandi miliardari russi osano commentare. Qualcuno lo ha fatto avanzando critiche, ma non alle sanzioni. “Le sanzioni possono sembrare ingiuste quanto vuoi, con elementi di responsabilità collettiva se vuoi, ma la perdita di vite umane e la distruzione delle città andrà fermata con ogni mezzo disponibile” ha detto il proprietario della NLMK (una delle 4 più grandi compagnie russe produttrici di acciaio), Vladimir Lisin, che ha parlato per la prima volta a Kommersant (quotidiano molto vicino al Cremlino) dell’attuale situazione economica, definendola molto difficile e invitando il governo a non peggiorarla con una regolamentazione mal concepita.

Parole che appaiono estremamente critiche, benché espresse con grande delicatezza. “Le catene di approvvigionamento – dice – che si sono formate negli anni vengono distrutte, la logistica, i pagamenti e le infrastrutture finanziarie stanno fallendo” dice Lisin. “E in questo contesto, le regole del gioco cambiano ogni giorno, compaiono nuove restrizioni. In condizioni di elevata incertezza, stiamo cambiando i processi aziendali, cercando di adempiere ai nostri obblighi sociali”. Le agenzie di rating internazionale hanno declassato ormai da settimane il rating sovrano della Russia a livello pre default e Fitch ha già affermato che un default sarà inevitabile. La stessa parola “default” fa sì che i russi associno immediatamente l’attuale periodo all’agosto 1998 quando il crollo del rublo, il crollo del sistema bancario e la perdita dei risparmi per tutti i russi ebbe luogo e si trasformò in un trauma collettivo. Ma l’analogia è poco applicabile al 2022 mentre gli spettri di oggi fanno ancora più paura di quelli di ieri.

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Quello che sta accadendo nell’economia russa va chiaramente oltre una semplice crisi: il governo russo si è dimostrato molto attivo nel trovare soluzioni, ma la fretta è cattiva consigliera. E secondo Lisin alcune iniziative legislative nella Federazione Russa destano preoccupazione. “Ovviamente, molte misure vengono adottate rapidamente ora, ma le loro conseguenze non sono state completamente analizzate. Mi sembra che la velocità debba lasciare il posto alla precisione, all’adeguatezza, affinché le conseguenze non si rivelino devastanti per l’industria nazionale, che dà lavoro a milioni di persone”, aggiunge. Tra queste iniziative, il miliardario nomina l’ampliamento dell’elenco delle merci di esportazione che dovrebbero essere vendute in rubli. Il 31 marzo Vladimir Putin ha firmato un decreto sulla necessità di pagare in rubli le forniture dai gasdotti ai “paesi ostili”. Il presidente della Duma di Stato Vyacheslav Volodin ha proposto di vendere così anche altri beni, compresi i metalli. “Combattiamo da decenni per i mercati di esportazione dove nessuno ci aspetta” replica Lisin. “Costruisci relazioni con migliaia di clienti in 70 paesi. È difficile immaginare cosa possa convincere i nostri acquirenti a passare ai pagamenti in rubli, assumendosi i rischi valutari”.

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