Johnson, sul commercio non serve allinearsi a norme Ue. Barnier, serve “level playing field”

4 febbraio 2020

Boris Johnson ha delineato la sua visione per un futuro accordo commerciale tra Regno Unito e Unione Europea, sottolineando che “non è necessario” che Londra segua le norme di Bruxelles. Il premier britannico si è detto favorevole piuttosto a un’intesa di libero scambio sul modello di quella tra Ue e Canada, affermando che la Gran Bretagna non rimetterà mano all’accordo di divorzio se il negoziato che parte tra poche settimane non produrrà l’esito voluto. Sull’altra sponda della Manica il capo negoziatore europeo Michel Barnier ha detto che un’intesa “ambiziosa” a cui la Ue è favorevole richiede il cosiddetto “level playing field”, un “piano di parità” in ambito normativo. Il riferimento al “level playing field”, ha ricordato il capo negoziatore, non è una sorpresa: fa parte degli impegni sottoscritti dall’Ue e dallo stesso primo ministro Britannico Boris Johnson nella “Dichiarazione politica” firmata il 17 ottobre scorso, che ha accompagnato l’Accordo di recesso del Regno Unito.

Barnier, comunque, ha puntualizzato che l’Ue non chiede un “allineamento” di norme e standard britannici a quelli dell’Ue, anche perché, ha ricordato, questo accordo di free trade, al contrario degli altri già conclusi (in particolare con Canada, Giappone e Corea del Sud), invece spingere verso la convergenza, con il Regno Unito dovrà cercare di “controllare la divergenza” delle norme. Riguardo al futuro accordo nel settore della cooperazione giudiziaria e della sicurezza, ai britannici verranno poste tre condizioni: “Innanzitutto, il rispetto della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo; secondo, dovranno essere rispettate le regole Ue sulla protezione dei dati personali; terzo, la cooperazione dovrà essere sottoposta a un meccanismo di risoluzione delle controversie efficace in cui dovrà avere un ruolo importante la Corte europea di Giustizia”, ha concluso Barnier. Johnson, dal canto suo, ha usato il suo discorso sulla “liberazione del potenziale britannico” per evocare la prospettiva di un ritorno alle regole del Wto se l’Unione non vorrà sottoscrivere un accordo stile canadese.

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Nel suo discorso a Greenwich, nel sudest di Londra, il premier ha affermato: “Ci è stato spesso detto che dobbiamo scegliere tra un pieno accesso al mercato Ue, accettando le sue norme e i suoi tribunali come fa la Norvegia, o un ambizioso accordo di libero scambio che apre i mercati ed evita la pletora di norme Ue, sull’esempio del Canada”. “Abbiamo fatto la nostra scelta, vogliamo un accordo di libero scambio, simile a quello del Canada ma nell’improbabile eventualità che non ci riusciamo, allora il nostro commercio sarà basato sull’accordo di ritiro esistente con la Ue” ha continuato il primo ministro. La scelta chiaramente non è “accordo o non accordo”. “La questione è se concordiamo un rapporto commerciale con la Ue paragonabile a quello del Canada, o piuttosto dell’Australia. In entrambi i casi non ho dubbi che la Gran Bretagna prospererà fortemente”. Per Johnson non è necessario che Londra adotti le regole in vigore a Bruxelles “su concorrenza, sussidi pubblici, protezione sociale, ambiente o altro di simile, non più di quanto la Ue sia obbligata a seguire le regole britanniche”. Il premier tuttavia intende perseguire “un accordo pragmatico sulla sicurezza, proteggendo i nostri cittadini senza calpestare l’autonomia dei rispettivi sistemi legali”. Infine, secondo Johnson, la Gran Bretagna è pronta a stringere un’intesa sulla pesca con la Ue, soggetta a revisioni annuali.

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