Quando la pittura inventò l’uomo, Antonello da Messina a Milano

21 febbraio 2019

L’ignoto marinaio ci guarda e in quel suo sorriso enigmatico ci pare di cogliere una chiara somiglianza, che però resta indefinita, senza un soggetto preciso, come ha scritto Leonardo Sciascia: somiglia e basta. L’aneddoto può essere un modo per provare a entrare nella grande mostra che Palazzo Reale a Milano dedica ad Antonello da Messina, maestro universale del Rinascimento, con l’esposizione di oltre la metà delle sue opere arrivate fino a noi.

“La mostra su Antonello da Messina – ha detto ad askanews il curatore Giovanni Carlo Federico Villa – è sempre giudicata una mostra impossibile, sono infatti solo 35 le sue opere autografe e sono protagoniste nelle grandi collezioni mondiali e ogni museo considera Antonello una delle sue icone, quindi potete immaginare la complessità: una mostra di questo tipo richiede 2-3 anni di ampie trattative basate su un progetto scientifico, cioè sulla capacità di racconto che poi farai”. Un racconto che in questo caso sceglie come voce narrante Giovan Battista Cavalcaselle, grande studioso ottecentesco, che ha inaugurato la storia dell’arte nell’era moderna, così come Antonello ha rinnovato radicalmente la pittura del suo tempo.

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“Dalla pittura provenzale alla pittura catalana, alla pittura fiamminga – ha aggiunto Villa – Antonello tutto vede e tutto riassume nella sua pittura, unendo alla forma e al colore le emozioni. Se considerate la Pietà del Museo Correr di Venezia, per la prima volta vedete un Cristo che si è letteralmente fatto carne e sangue, con il suo peso fisico al di sopra del Sepolcro e quindi ecco la capacità di Antonello di creare un’immagine che parli a tutti”. I mostra capolavori assoluti come il “San Gerolamo nel suo studio” della National Gallery di Londra o la “Annunciata” di Palazzo Abatellis a Palermo. Particolare poi è anche la vicenda storica delle opere di Antonello, molte delle quali sono andate distrutte in eventi tragici o perdute per incuria.

Altre, come il già citato ignoto marinaio, erano diventate parte di mobili. Insomma, accanto alla profondità della sua pittura c’era il mondo fuori, spesso ostile, ma anche portatore, a quel punto, di una leggenda. Che arriva, e qui sta la questione vera, ancora oggi a parlare di noi. “Antonello – ha concluso il professor Villa – ha la capacità di cogliere l’intima essenza dell’uomo attraverso uno sguardo, attraverso un sorriso, attraverso un’espressione creare quello che è il ritratto psicologico, potremmo dire e quindi per noi, figli della psicoanalisi freudiana, è assolutamente l’essenza”. La mostra milanese, frutto della collaborazione tra la Regione Sicilia e il Comune meneghino, è prodotta da Palazzo Reale e MondoMostre Skira. Le 19 opere di Antonello da Messina resteranno esposte a Milano fino al 2 giugno.

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