Orlando avverte Renzi: o facciamo alleanze o saremo irrilevanti

Orlando avverte Renzi: o facciamo alleanze o saremo irrilevanti
Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando (S) e il segretario Pd, Matteo Renzi
12 novembre 2017

“Renzi permetta a Gentiloni di farsi garante di un patto: serve una vera e propria coalizione, con Bonino e Calenda da una parte e Grasso e Pisapia dall’altra”. Anche nel fronte renziano si registra malessere per il braccio di ferro in corso tra le varie anime del centrosinistra e si ascoltano simili ragionamenti. Uno dei ‘big’ vicini al segretario dem non nasconde la delicatezza della situazione. “Ci sono diversi esponenti di Mdp che ancora vogliono dialogare. Non si possono piu’ fare prove muscolari: nel momento in cui c’e’ una legge di coalizione – lo sfogo di uno della stretta cerchia dell’ex premier – occorre cambiare schema. O si mette Renzi a fare da collante chiamando tutti quanti attorno a un tavolo o lo fa fare a Gentiloni, tanto il tema della premiership non e’ in agenda”. Prodi si e’ tirato fuori, e’ stato chiamato in causa Veltroni, ma ora i ‘pontieri’ che cercano di ricomporre le fratture in campo, dietro le quinte fanno anche il nome del premier affinche’ faccia da mediatore nella partita delle alleanze. Occhi puntati sulle pensioni e sulla manovra con l’assunto che “il governo pensa a governare, non ad altro”. Secondo i tam tam di Montecitorio non e’ peregrina l’idea di arrivare perlomeno fino al 25 marzo prima dello scioglimento delle Camere, ma in ogni caso Gentiloni non entra nella battaglia politica. “E sarebbe sbagliato – sottolinea uno dei parlamentari piu’ vicini al premier -, perche’ in caso di impasse in Parlamento per il post-voto sarebbe ovvio continuare il lavoro di questo fine legislatura”. “Gentiloni – osserva Emiliano – non e’ piu’ l’alternativa giusta a Renzi. Senza un accordo con Mdp l’unico antidoto alla destra e’ il Movimento 5 stelle”. Al momento il Pd annovera al suo fianco uno schieramento di centro guidato da Casini e Alfano, in piu’ i Radicali, i Verdi e una lista civica di sinistra composta da sindaci (tra questi Zedda di Cagliari).

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Ma anche tra i renziani si sottolinea che serve di piu’, che non basta contare sull’apporto degli ospiti arrivati alla conferenza programmatica di Napoli, da Dellai a Della Vedova, da Stefano a Bonelli. Orlando ha radunato la sua area, una sessantina tra deputati e senatori. Verra’ portato lunedi’ in direzione un documento da votare, con alcuni punti sulla legge di stabilita’, dalla previdenza all’eliminazione dei superticket, per poter riaprire il dialogo con Mdp e Pisapia. “Un accordo con Mdp permetterebbe di conquistare perlomeno una cinquantina di collegi in piu'”, la premessa degli esponenti della minoranza dem. Il Guardasigilli, riferiscono fonti parlamentari Pd, ha fatto notare che anche nella maggioranza del partito ci sono esponenti, come Gori e Martina, in sofferenza per l’impasse. Se Renzi fa un partito personale – ha ragionato il ministro della Giustizia secondo le stesse fonti – si assume le responsabilita’ di mettere da parte il progetto del Pd e noi a quel punto dovremmo fare delle scelte. In realta’ non ci sarebbe alcuna intenzione di lasciare la casa. Da qui la richiesta a Renzi di far capire cosa voglia fare e di dare rassicurazione sulle liste e su un programma di cambiamento. Le prime risposte arriveranno la settimana prossima. Il segretario dem tira dritto, convinto di avere i voti ma consapevole che occorre un gioco di squadra.

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“Lavoriamo ad una coalizione ampia, c’e’ tempo fino alla presentazione delle liste”, ribadisce Rosato e dando voce in qualche modo a chi attende anche il resoconto del gruppo di lavoro sulla designazione dei collegi. Ma lo scontro nei dem e’ anche su un altro punto. Nella riunione con il Guardasigilli, i diversi senatori orlandiani hanno annunciato che non voteranno la riforma dei vitalizi. Si chiedera’ al segretario di cambiare l’ordine del giorno, di fermare la discussione all’analisi sul voto in Sicilia. L’ex premier non intende eliminare il tema dal tavolo, nonostante i mal di pancia all’interno del gruppo dem di palazzo Madama, ma tra i renziani c’e’ chi parla di errore di metodo: “Cosa c’entra – e’ la domanda di un deputato Pd – la direzione? Bisogna parlare con i senatori, non forzare la mano”. Non mancano quindi i nodi da sciogliere nel Pd. E si aspetta di capire quando Pisapia sciogliera’ la riserva su come intende muoversi. L’ex sindaco di Milano e’ per un centrosinistra largo ma in Mdp ormai hanno scommesso su un altro ‘capo-treno’: “Se vuole aggiungersi no problem ma noi siamo partiti”, dice un esponente ex Pd. I lavori in corso per arrivare ad un progetto di sinistra di governo che non ponga veti ma che abbia comunque un profilo chiaro ruotano attorno alla figura del presidente del Senato Pietro Grasso. Ma gli ex dem, dopo gli incontri tra Boldrini, Bersani e Scotto, guardano anche alla presidente della Camera come un possibile punto di riferimento futuro.

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