Portogallo al voto, vittoria annunciata per i socialisti. Ma con l’incognita governabilità

Portogallo al voto, vittoria annunciata per i socialisti. Ma con l’incognita governabilità
Il premier Antonio Costa
6 ottobre 2019

Oggi i portoghesi si recheranno alle urne per delle elezioni politiche il cui esito non è in discussione: il partito socialista è chiaramente il vincitore preannunciato lasciando ben distanti i conservatori del Psd. Ma come nel caso della vicina Spagna, il problema non è tanto chi vincerà le elezioni, ma la governabilità del Paese: in altre parole, che cosa succederà a partire dal 7 ottobre dal momento che il partito del premier Antonio Costa è sì accreditato di un 37% delle preferenze, ma non riuscirà a conquistare la maggioranza assoluta dei 116 seggi. La questione quindi è che cosa accadrà all’alleanza di sinistra che Costa era inaspettatamente riuscito a costruire nel 2015 con la sinistra radicale del Bloco de Esquerda e il Partito Comunista, conquistando una premiership che sembrava irraggiungibile: se, cioè i due soci di minoranza chiederanno di entrare formalmente in una coalizione piuttosto che limitarsi all’attuale appoggio esterno, un scenario che il Ps cerca in ogni modo di contrastare.

Non che Costa abbia insistito più di tanto sul voto utile: gli elettori portoghesi, come ha riconosciuto lo stesso premier, non hanno un buon ricordo degli ultimi esecutivi di maggioranza assoluta; ma “è meglio non rovinare una bella amicizia con un cattivo matrimonio”, ovvero ritrovarsi con le mani troppo legate da alleati che potrebbero diventare scomodi, soprattutto in materia di economia. Il premier ha infatti rivendicato i risultati conseguiti dal suo esecutivo – meno austerity, aumenti delle pensioni e salario minimo con la benedizione di Bruxelles, tanto che il ministro delle Finanze Mario Centeno è andato a presiedere l’Eurogruppo – sottolineando però come molte decisioni assunte dal governo non sarebbero state accettate dai suoi partner se questi avessero fatto parte di una coalizione formale: di qui che nelle ultime settimane – e nell’ultimo dibattito fra i candidati – Costa non abbia risparmiato frecciate e critiche ai leader degli altri partiti della sinistra.

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Il suo obbiettivo è quello di confermare l’equilibrio attuale: mantenere l’appoggio parlamentare delle altre forze di sinistra senza che queste abbiano accessiva voce in capitolo – né più né meno quello che il vicino e collega spagnolo Pedro Sanchez, alle prese con una situazione un po più complessa, non è riuscito a fare (o non ha voluto) con Unidas Podemos. Di fatto, il Bloco di Catarina Martins sembra essere stato premiato per la linea pragmatica tenuta nel corso della legislatura, ed è accreditato di un 10% delle preferenze, risultato immutato rispetto alle passate elezioni; comunisti e Verdi insieme dovrebbero raggiungere il 7% (-1%), mentre la grande sorpresa potrebbe arrivare dagli animalisti-ecologisti del Pan, al 4% (+2,5%). Tutte le polemiche interne al blocco di governo sono state liquidate come “litigi fra innamorati” dalla destra, che dall’essere maggioranza arelatvia nel 2015 parte elettoralmente sconfitta in modo netto: i Socialdemocratici (un partito conservatore, nonostante la denominazione) non superano il 24%, la destra del CDS-Pp si fermerebbe al 5% (nel 2015 si erano presentate in coalizione ottenendo il 44% delle preferenze).

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