Sfida decisiva per la madrina Boschi, vittoria Sì o No può condizionare sua carriera politica

Sfida decisiva per la madrina Boschi, vittoria Sì o No può condizionare sua carriera politica
4 dicembre 2016

Matteo Renzi non è il solo a giocarsi molto, forse tutto, al referendum. Anche per Maria Elena Boschi, la “madrina” della riforma, la vittoria del Sì o del No può condizionare la futura carriera politica. Una carriera che, meno di tre anni fa, sembrava lanciata in una progressione continua e che oggi arriva un po’ ammaccata, dopo mille giorni al governo, all’appuntamento con il voto. La Boschi, 35 anni, nata a Laterina, piccolo centro in provincia di Arezzo, era arrivata in Parlamento a Roma nel 2013 guadagnandosi subito una posizione di primo piano come volto femminile del renzismo, non ancora di governo. Con Enrico Letta premier, la giovane avvocatessa era stata scelta da Renzi come responsabile delle riforme del Pd e nel gennaio 2014, in una intervista, tratteggiava il lavoro da fare: “Riformare il Senato, riformare il Titolo V della Costituzione, varare il Jobs Act e riformare la legge elettorale”. Letta, come si è visto poi, a palazzo Chigi, non stava tanto sereno e di lì a poco con Renzi alla guida del governo è stato automatico il passaggio della Boschi dal Nazareno agli uffici del Ministero delle Riforme in Largo Chigi.

Qui, si racconta, prima di avviare il lavoro sul ddl di revisione della Carta, ha raccolto e studiato tomi ponderosi e riunito esperti e professori. Poi, con i tecnici del Ministero, ha messo su carta la riforma, allora benedetta dal patto del Nazareno. Una riforma difesa in interminabili riunioni (un metodo per sfiancare gli interlocutori) e in aula, di fronte a milioni di emendamenti. fino all’approvazione in Senato, martedì 13 ottobre 2015, salutato dalla “Mari”, come la chiamano fin da bambina con un Tweet: “Semplicemente una bellissima giornata. Per noi ma soprattutto per l’Italia. Grazie a chi ci ha sempre creduto. E’ proprio #lavoltabuona”. E’ stato quello il suo momento di massima popolarità: ha condotto in porto la riforma e la legge elettorale, appare spesso in televisione, ormai da tempo i paparazzi la inseguono, nei giornali femminili si dibatte sul suo look. E’ la vice premier in pectore e per lei già qualcuno ipotizza un futuro a Palazzo Chigi, dopo Renzi. Un’immagine vincente che però viene scalfita dal crollo, nell’autunno 2015, di Banca Etruria, una piccola popolare dell’aretino, fiorita ai tempi del distretto dell’oro, adesso in grave sofferenza, insieme ad altre tre. Una banca di cui è vicepresidente Pierluigi Boschi, il padre della ministra. L’istituto viene commissariato, i vertici, compreso Boschi senior, vengono multati dalla Banca d’Italia, l’esecutivo interviene varando il cosiddetto decreto “salva-banche” (con pesanti perdite per molti obbligazionisti) e la Boschi non partecipa alla seduta del Consiglio dei Ministri.

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Una scelta che non la ripara dalla polemica politica, che divampa, né dall’ira dei risparmiatori, che più volte manifestano davanti alla villetta dei Boschi a Laterina. “Mio padre è una persona perbene e se sento del disagio è verso di lui e la mia famiglia – è stata la sua difesa -. Il governo ha commissariato la banca in cui per otto mesi è stato vicepresidente mio padre. Quindi il governo non ha fatto favoritismi né leggi personali”. Stesso concetto ribadito più volte dal premier a tutela della propria ministra. La vicenda tocca profondamente la Boschi e ne intacca l’immagine pubblica, la sicurezza. E’ apparso normale, dunque, un passo indietro, una maggiore attenzione ad evitare la sovraesposizione mediatica, quasi un modo per preservarla. Un periodo di parziale oscuramento, finito nell’ultima parte della campagna elettorale: ha girato molto per l’Italia, più volte è stata in Tv, ma soprattutto si è dedicata all’elettorato all’estero, con un tour in Sud America accompagnato da polemiche, ma non solo. Il voto degli italiani all’estero è ritenuto decisivo in una situazione di sostanziale equilibrio tra il Sì e il No e Renzi ha affidato alla Boschi, lontano dalle polemiche di casa nostra, la missione. “Io sono convinta che il 4 dicembre vinciamo ma c’è bisogno dell’impegno di tutti”, ha ripetuto fino all’ultimo. Se gli italiani approveranno la “sua” riforma, per la Boschi sarà anche un successo personale, quasi una rivincita, che potrà segnare un nuovo inizio della sua carriera politica. Se vincerà il No sarà, insieme a Renzi, al centro del mirino degli avversari politici, dentro e fuori il Pd.

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