Bielorussia, l’Ue prepara nuove sanzioni. E Lukashenko minaccia stop gas

Bielorussia, l’Ue prepara nuove sanzioni. E Lukashenko minaccia stop gas
11 novembre 2021

Aleksander Lukashenko ha minacciato l’interruzione del transito del gas russo verso l’Europa in caso di nuove sanzioni Ue per l’emergenza migranti in arrivo dalla Bielorussia, sfoderando l’arma più appuntita nel momento in cui l’Unione è già alle prese con problemi di approvvigionamento energetico e relativi prezzi del metano alle stelle. “Riscaldiamo l’Europa e ancora ci minacciano di chiudere il confine. E se chiudessimo il transito del gas verso di loro?”, ha detto il presidente bielorusso, consigliando “alla dirigenza polacca, ai lituani e ad altri senza testa di pensare prima di parlare. Ma sono affari loro. Se chiudono, lo facciano pure. Però il ministero degli Esteri deve avvertire tutti in Europa: se solo ci impongono sanzioni aggiuntive, per noi “indigeste” e “inaccettabili”, dovremo rispondere” ha affermato il capo dello Stato accusato di convogliare i flussi di migranti in arrivo dal Medio Oriente verso le frontiere con Polonia e Paesi baltici, in rappresaglia per le misure punitive già adottate dall’Ue. I Paesi confinanti, che parlano del pericolo di un conflitto armato, sostengono che l’autoritario leader bielorusso deve per forza avere il via libera della Russia, se non direttamente un mandato.

E non a caso la cancelliera tedesca Angela Merkel ieri ha chiamato Vladimir Putin per chiedergli di fare pressione su Lukashenko, che non potrebbe certo permettersi di rifiutare una richiesta del Cremlino. La Russia però rimanda al mittente le accuse, tramite il ministro degli Esteri Sergey Lavrov che ha provocatoriamente proposto lo stanziamento di fondi Ue per la gestione della crisi migranti in Bielorussia come è stato fatto con la Turchia e ha anche parlato di “inammissibile uso di due pesi due misure” da parte europea quando l’emergenza riguarda l’Italia e quando invece tocca la Polonia. Per i vertici europei la prima risposta a Lukashenko è arrivata oggi dal commissario all’Economia, Paolo Gentiloni. “Certamente non ci facciamo intimidire dalle minacce di Lukashenko”, ha replicato Gentiloni, “non c’è dubbio che quando parliamo di autonomia strategica e aperta, in campo energetico, nel medio termine e nel breve termine sarà fondamentale lavorare per utilizzare al meglio le relazioni esistenti con Nord Africa, Norvegia, Russia” e altri fornitori. La minaccia di Lukashenko riguarda il gasdotto Yamal-Europa, che trasporta circa il 20% del gas russo verso l’Europa. Dalla Bielorussia si divide in due tracciati, uno verso l’Ucraina e l’altro verso la Polonia. Il ‘fronte baltico’, capeggiato da Varsavia, tiene alta la pressione in vista della decisione, che potrebbe vedere alcuni Paesi contrari, in particolare l’Ungheria.

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Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha accusato oggi Lukashenko di “terrorismo di Stato”, mentre il ministro degli Esteri Pawel Jablonski, in un’intervista al quotidiano La Stampa ha detto che “siamo vicini a una guerra ibrida, la cui arma è un`immigrazione non genuina ma organizzata da Minsk per incalzare l`Unione Europea. Si tratta per noi della peggiore minaccia dell`ultimo trentennio, la più seria dalla fine del Comunismo. E temo che nei giorni prossimi assisteremo a un`escalation. Abbiamo radunato la guardia di frontiera, la polizia e l`esercito. Contiamo al momento su 15.000 uomini ma siamo pronti a inviare rinforzi. Già nei prossimi mesi, lavoreremo a rendere permanente la barriera che avevamo tirato su due mesi fa”, ha precisato Jablonski. Sulla questione del ‘muro’ il presidente del Consiglio Ue Charles Michel avrebbe recepito la richiesta di diversi Paesi Ue di avere un’opinione legale su eventuali finanziamenti, un passo che è stato visto come un’apertura da parte di Bruxelles. Così oggi una portavoce della Commissione ha precisato che i muri sulle frontiere esterne dell’Ue non vengono finanziati non per questioni giuridiche, ma per “la posizione politica da tempo assunta in accordo con il parlamento europeo”.

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