I dl Sostegni bis e Semplificazioni agitano governo

I dl Sostegni bis e Semplificazioni agitano governo
Mario Draghi
25 maggio 2021

Il decreto Sostegni bis e il decreto Semplificazioni agitano la settimana del governo. Il primo, approvato dal Consiglio dei ministri giovedì scorso, non è stato ancora trasmesso al Quirinale per la firma e la successiva pubblicazione in Gazzetta ufficiale, mentre il secondo, atteso questa settimana in Cdm, è destinato con ogni probabilità a slittare. Per quanto riguarda il decreto Sostegni bis, spiegano diverse fonti di governo, sono in corso “interlocuzioni” per sciogliere il ‘nodo’ riguardante la proroga dei licenziamenti in caso di richiesta di Cassa Covid, una misura inserita direttamente nel corso del Consiglio su proposta del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, e contestata, in particolare, da Confindustria.

Orlando nella conferenza stampa seguita al Cdm che aveva licenziato il Sostegni bis, aveva infatti parlato di “una norma che abbiamo un po’ costruito in modo repentino nelle ultime ore perché registravamo l’esigenza di adeguare questo pacchetto ad alcune dinamiche che si stanno determinando” con l’obiettivo di “rendere più conveniente l’utilizzo della cassa però legandolo ad un impegno a prorogare il vincolo sui licenziamenti”. La proposta di Orlando è sostenuta dal Partito democratico, che non vuole fare passi indietro. “Il CdM decide. Discute norme, le scrive e le riscrive anche. È il suo compito, quella è la sede. A meno di non pensare che chi è seduto lì debba fare da passacarte”, scrive su Twitter il vice segretario Peppe Provenzano. Anche il segretario Enrico Letta difende il ‘suo’ ministro dalle “critiche ingenerose”, ribadendo “sostegno e apprezzamento” per il suo operato.

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Un altro nodo spinoso è quello che riguarda il decreto Semplificazioni. La settimana scorsa il premier aveva annunciato l’intenzione di portarlo in Cdm insieme al dl con la governance del Pnrr questa settimana, ma sembra destinato a slittare, almeno alla prossima. Sulla questione degli appalti, infatti, le acque nella maggioranza sono agitate. In particolare Dem e Leu (ma anche i sindacati) hanno lanciato l’allarme per la reintroduzione delle gare al massimo ribasso e per il ritorno a una disciplina ‘larga’ del subappalto. Una posizione diametralmente opposta a quella di Matteo Salvini, per il quale il codice degli appalti va cancellato.

In mezzo il M5s che con il ministro Luigi Di Maio chiede di “sburocratizzare tutte le procedure superflue” ma “rispettando sempre il tracciato della legalità”. Per Elena Bonetti, ministra Iv per le Pari opportunità, sottolinea la necessità di “una semplificazione importante e significativa, ma di una semplificazione che abbia un indirizzo chiaro: la contrapposizione tra semplifichiamo e non rispettiamo le regole non è il modo giusto per affrontarla, ci possono essere regole più semplici che però definiscano in modo chiaro la volontà politica”. Anche Forza Italia, con il vicepresidente Antonio Tajani, chiede di semplificare, “applicando la direttiva Ue che è molto più semplice dal punto di vista burocratico”.

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Di entrambe le questioni, secondo quanto si apprende, non si sarebbe parlato questa mattina nel corso della cabina di regia convocata per discutere della governance del Recovery plan. Poi, nel pomeriggio, il premier è volato a Bruxelles per il Consiglio europeo straordinario. Secondo le fonti, però, tra Palazzo Chigi, Mef e ministeri competenti sono in corso contatti per trovare la quadra. La decisione finale, però, spetterà a Draghi, che potrebbe convocare un nuovo vertice con i partiti al suo ritorno.

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