L’Amazzonia continua a bruciare, Bolsonaro invia forze armate. Il Mondo in allarme ma nessuno fa nulla

23 agosto 2019

Il fumo prodotto dagli incendi che stanno devastando l’Amazzonia in questi giorni puo’ essere visto persino dallo spazio: a catturarne le immagini sono stati il satellite Sentinel 3, del programma europeo Copernicus dell’Agenzia spaziale europea (Esa), e quello della Nasa, Suomi National Polar-orbiting Partnership. La foto di Suomi Npp mostra il fumo e gli incendi che si estendono per diversi stati brasiliani, tra cui quelli di Amazonas, Mato Grosso, e Rondonia. “Non e’ inusuale vedere incendi in Brasile in questo momento dell’anno – scrive la Nasa sul suo sito – per via delle alte temperature e della poca umidita’. Il tempo ci dira’ se quest’anno si e’ segnato un nuovo record o si e’ entro i normali limiti”. La Commissione europea e’ “seriamente preoccupata” per gli incendi in corso in Amazzonia, “appoggia l’iniziativa del presidente francese Emmanuel Macron di discutere” dell’emergenza “al prossimo meeting del G7” ed “e’ in contatto con le autorita’ brasiliane e boliviane, pronta a fornire assistenza”. ha detto la portavoce dell’Esecutivo Ue Mina Andreeva.

Anche il WWF e’ estremamente preoccupato per gli incendi che stanno propagando in Amazzonia, che minacciano l’esistenza della piu’ grande foresta tropicale del mondo, habitat di migliaia di specie animali e vegetali e casa di oltre 34 milioni di persone, compresi circa 500 popoli indigeni. Gli incendi stanno colpendo importanti ettari di foresta dell’Amazzonia brasiliana e boliviana, e altre ecoregioni come il Bosco Chiquitano, il Chaco, il Pantanal e il Cerrado, sia in Bolivia che in Paraguay. L’Amazzonia rischia il collasso ecologico, che porterebbe a un drammatico avanzamento di desertificazione e siccita’ in uno scenario di cambiamenti climatici ancora piu’ devastanti. Di fronte a questa drammatica devastazione, il WWF rivolge un appello ai Paesi delle regioni coinvolte – Brasile, Bolivia, Colombia, Peru’, Ecuador, Venezuela, Guyana e Surinam- per salvare l’Amazzonia, combattere la deforestazione e ridurre le cause che hanno provocato gli incendi. Oltre ad avere un effetto drammatico sulla biodiversita’ dell’area coinvolta, gli incendi che si stanno diffondendo nelle ultime due settimane, intensificheranno la crisi climatica a causa delle emissioni di carbonio provocate dalle materie organiche bruciate.

Le aree coinvolte saranno piu’ vulnerabili alle inondazioni, ai periodi di siccita’ e agli altri effetti del cambiamento climatico, per la mancanza di foreste. La perdita dell’Amazzonia ridurra’, inoltre, la capacita’ degli ecosistemi di assorbire il diossido di carbonio. I fumi provocati dagli incendi comprometteranno la qualita’ dell’aria sia delle regioni vicine sia delle citta’ piu’ lontane, come San Paolo in Brasile. Preoccupato pure il premier britannico Boris Johnson . Come riportano i media britannici, citando un comunicato di Downing Street, Johnson si e’ detto “profondamente preoccupato” dagli incendi nella foresta pluviale e ha promesso di premere per affrontare la questione climatica nel summit del G7 che si apre domani a Biarritz. Johnson ha chiesto anche un’azione internazionale per proteggere il polmone del mondo, dopo quella che ha definito “la tragica perdita di preziosi habitat naturali”.

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Accorato appello lanciato anche dal Consiglio Episcopale Latinoamericano (Celam). “Esortiamo i governi dei Paesi amazzonici, in particolare Brasile e Bolivia, le Nazioni Unite e la comunita’ internazionale a prendere serie misure per salvare il polmone del mondo – afferma l’organismo ecclesiale continentale, riportato dall’agenzia vaticana Fides -. Quello che succede all’Amazzonia non e’ solo un problema locale ma e’ di portata globale. Se l’Amazzonia soffre, il mondo soffre”. E ancora. “Consapevoli dei terribili incendi che consumano grandi parti della flora e della fauna in Alaska, Groenlandia, Siberia, Isole Canarie e in particolare in Amazzonia – prosegue il Celam – i vescovi dell’America Latina e dei Caraibi vogliamo esprimere preoccupazione per la gravita’ di questa tragedia che non e’ solo di impatto locale, nemmeno regionale, ma di proporzioni planetarie”.

Intanto, il capo di Stato brasiliano Jair Bolsonaro ha accusato non meglio specificate “ong” per i devastanti incendi che hanno colpito l’Amazzonia nei giorni scorsi. Parlando con la stampa nella residenza presidenziale di Alvorada, a Brasilia, Bolsonaro ha detto che, anche se i roghi potrebbero essere stati causati dai ‘fazendeiros’, i grandi proprietari terrieri, i “maggiori sospetti” ricadono sugli “ongeiros”, neologismo che designa i membri delle “ong” che con il fuoco vorrebbero “inviare messaggi all’esterno”. Allo stesso tempo, Bolsonaro ha annunciato che il suo governo probabilmente ricorrera’ alle forze armate per combattere gli incendi nella foresta amazzonica, dopo una riunione d’urgenza del suo gabinetto di crisi tenutasi ieri notte a Brasilia. Incendi che nell’ultimo mese hanno visto un importante incremento in molte regioni amazzoniche, non solo in Brasile,  e che hanno scatenato l’indignazione di molti. Ieri, a un incontro Onu sul cambiamento climatico a El Salvador, il ministro dell’Ambiente brasiliano Ricardo Salles e’ stato coperto di fischi: “l’Amazzonia sta bruciando” hanno gridato alcuni. Gli utenti dei social network hanno lanciato l’hashtag #PrayForAmazonia, talvolta condividendo foto di incendi boschivi.

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Immagini solo a scopo “illustrativo, per richiamare l’attenzione” sottolinea su Twitter @lolilalesca in risposta a chi ha fatto notare che alcuni di quegli scatti risalivano a mesi o anni fa. Piu’ recenti sono invece le foto dell’acqua piovana scura e maleodorante caduta dal cielo di San Paolo del Brasile lunedi’, quando una nube nera prodotta dai roghi nella regione amazzonica di Roraima, a 2.700 km di distanza, ha coperto il cielo. Non e’ ancora chiaro, tuttavia, quale sia la ragione degli incendi che hanno devastato l’Amazzonia, non solo brasiliana, in questi giorni, e se ci siano state azioni dolose. “È con la combustione che gli allevatori di bestiame devastano vaste aree forestali per essere in grado di produrre bestiame, che verra’ poi venduto ai produttori di carni congelate” suggerisce in un tweet ‘Greenpeace Brasile’. “L’aumento degli incendi non e’ un fatto isolato. Durante il suo breve periodo di governo sono cresciuti anche il disboscamento, l’invasione di parchi e terre indigene, lo sfruttamento illegale e predatorio delle risorse naturali e gli omicidi di leader delle comunita’ tradizionali, indigene e ambientaliste” denuncia oggi una nota firmata da 200 ong.

“Irresponsabili” per le organizzazioni, le dichiarazioni odierne del presidente: “Basta manipolare l’opinione pubblica contro il lavoro della societa’ civile” e’ il messaggio delle associazioni. Non e’ la prima volta che il mondo delle organizzazioni non governative viene attaccato dal presidente di estrema destra: “finanziato dalle ong” sarebbe stato, secondo lui, anche Ricardo Galvao, ex direttore dell’Istituto di ricerca spaziale (Inpe), costretto alle dimissioni lo scorso mese. Il suo centro di studi aveva denunciato un aumento del 67 per cento della deforestazione nel 2019 rispetto all’anno precedente, e i dati satellitari che ha prodotto negli ultimi giorni mostrano un incremento, per quest’anno dell’85 per cento degli incendi. Secondo l’Inpe, oltre la meta’ dei circa 72mila incendi verificatisi nel 2019 in Brasile ha interessato la regione amazzonica.

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