Mai entrato in funzione, depuratore da 2,5 milioni abbandonato. E la politica?

Mai entrato in funzione, depuratore da 2,5 milioni abbandonato. E la politica?
6 febbraio 2015

Un’ennesimo spreco di denaro pubblico, l’ennesima infrastruttura incompleta e abbandonata, e l’ennesima irresponsabilità della politica senza un colpevole.  Tutto nasce da un sopralluogo presso la zona industriale di Ravanusa-Campobello di Licata del nucleo tecnico-ispettivo dell’Irsap, alla presenza del presidente dell’Istituto per lo sviluppo delle attivita’ produttive, Alfonso Cicero (foto), per prendere visione e vagliare le decisioni da assumere in relazione al depuratore consortile dell’agglomerato industriale. “Un’infrastruttura – fanno sapere dall’Irsap – costata 2,5 milioni di euro, completamente abbandonata e mai entrata in funzione, realizzata con i fondi del ‘Contratto d’Area’ sulla base di un progetto presentato dall’ufficio tecnico dell’ex consorzio Asi di Agrigento. Un progetto iniziale di 1,8 milioni a cui si sono aggiunte varianti e spese di progettazione per un ammontare complessivo di 2,5 milioni di euro”. “A queste somme – rende noto l’Irsap – a fronte di un’opera completamente abbandonata, si aggiunge quasi un milione di euro frutto di un lodo arbitrale mai appellato dalla pregressa gestione dell’ex Asi di Agrigento”.

“Siamo in presenza non di una infrastruttura a servizio delle imprese, ma di un’opera che ha rappresentato un’opportunita’ per altri affari a danno del tessuto economico produttivo della provincia”, dice il presidente Cicero, che aggiunge: “Agli atti vedo che e’ stata realizzata un’opera palesemente sproporzionata. Non occorreva spendere due milioni e mezzo di euro per un impianto di depurazione, bastava dedicare meno risorse e dare un servizio essenziale alle imprese, che invece sono oggi costrette a costose alternative. Questo scandalo e’ il peggior messaggio che si puo’ dare all’imprenditoria e alla societa’. Dagli atti emerge tra l’altro che i precedenti vertici dell’ex Asi di Agrigento non hanno appellato un lodo arbitrale che riconosceva all’impresa un altro milione di euro di soldi pubblici. Siamo quindi a tre milioni e mezzo di euro per vedere questo scempio. Un’offesa alla comunita’ in un territorio dove il boss Falsone aveva fatto la sua scalata ai vertici di cosa nostra”.

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