Minacce choc da un dipendente pubblico alla figlia di Meloni: “Auguro la sorte della ragazza di Afragola”

Indignazione bipartisan per le parole di un dipendente del Ministero dell’Istruzione

Giorgia Meloniok

Giorgia Meloni

Un nuovo episodio di violenza verbale ha scosso il panorama politico italiano, questa volta colpendo quello che dovrebbe essere inviolabile: l’innocenza di una bambina. Un dipendente del Ministero dell’Istruzione e del Merito ha pubblicato su Instagram un messaggio agghiacciante rivolto alla figlia di Giorgia Meloni, augurandole “la sorte della ragazza di Afragola”, riferendosi al tragico caso di Martina Carbonaro.

La risposta della Premier: “Un clima malato”

La reazione della Presidente del Consiglio non si è fatta attendere. In un post sui social, Meloni ha denunciato quello che definisce “un clima malato, un odio ideologico in cui tutto sembra lecito, anche augurare la morte a un figlio per colpire un genitore”.

“Questo non è scontro politico. Non è nemmeno rabbia. È qualcosa di più oscuro, che racconta un clima malato, un odio ideologico, in cui tutto sembra lecito, anche augurare la morte a un figlio per colpire un genitore. Ed è contro questo clima violento che la politica, tutta, dovrebbe sapersi unire”. La Premier ha sottolineato come esistano “confini che non devono essere superati mai” e che difenderli sia “una responsabilità che va oltre ogni appartenenza”.

Solidarietà trasversale dal mondo politico

L’episodio ha generato una condanna unanime che ha attraversato tutti gli schieramenti politici. Il vicepremier Matteo Salvini ha definito le parole “aberranti e violente”, esprimendo “piena solidarietà” a Meloni e “un abbraccio alla piccola Ginevra”.

Anche dall’opposizione sono arrivate ferme condanne. La senatrice del Pd Simona Malpezzi ha espresso “vicinanza a Giorgia Meloni per gli attacchi vili e incivili”, mentre Pierferdinando Casini ha sottolineato come la solidarietà in questi casi “non dovrebbe nemmeno essere una notizia in un paese normale”.

Minacce estese ad altre famiglie

L’ondata di odio non si è fermata alla famiglia Meloni. Anche le figlie del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sono state prese di mira da commenti minacciosi sui social, in una escalation di violenza verbale che ha allarmato l’intero panorama istituzionale.

Un utente, commentando il post del ministro Piantedosi che condannava l’attacco alla figlia della premier, ha scritto: “Vedi che anche voi rubate i soldi e il cibo dei nostri figli. Quindi confermo l’augurio, anche ai tuoi”, aggiungendo i nomi delle due ragazze.

Le verifiche del Ministero

Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha immediatamente avviato le verifiche per identificare l’autore del messaggio, promettendo “provvedimenti esemplari” e ribadendo che “nessuna tolleranza” sarà mostrata verso la violenza.

“Esprimo la mia forte solidarietà al presidente Giorgia Meloni per le ignobili minacce rivolte ai suoi affetti più cari. Stiamo effettuando tutte le verifiche utili a individuare l’identità dell’autore di questo atto indegno.”

Un allarme per la democrazia

L’episodio solleva interrogativi profondi sul clima di odio che pervade il dibattito pubblico italiano. Come ha sottolineato il presidente del Senato Ignazio La Russa, “esprimere odio verso una bambina è qualcosa di inaccettabile che offende la coscienza e non può trovare alcuna giustificazione, nemmeno nel più acceso dissenso politico”.

La vicenda rappresenta un nuovo capitolo nella degenerazione del confronto politico sui social media, dove l’anonimato spesso alimenta comportamenti che nella vita reale sarebbero impensabili.

La risposta unanime del mondo politico dimostra però che, almeno quando si tratta di proteggere l’innocenza dei minori, esistono ancora valori condivisi che uniscono al di là delle divisioni partitiche. L’auspicio è che questo episodio possa servire da monito per un ripensamento collettivo sui limiti del confronto democratico, ricordando che esistono linee rosse che non devono mai essere superate, soprattutto quando coinvolgono i più indifesi.