Ex-Ilva: governo e sindacati cercano una via d’uscita tra emergenze e incertezze. “Situazione particolarmente difficile”
Una nuova riunione del tavolo governo-sindacati sull’ex-Ilva è in programma il prossimo lunedì 26 maggio a Palazzo Chigi
Un incontro particolarmente drammatico, forse il più difficile da quando è iniziata l’attività del governo. È con queste parole che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha aperto ieri la riunione a Palazzo Chigi sul futuro dell’ex-Ilva di Taranto, convocata per fare il punto sulla delicata situazione del sito siderurgico dopo il sequestro dell’altoforno 1 a seguito dell’incidente avvenuto dieci giorni fa.
La preoccupazione dei sindacati
I sindacati, dal canto loro, hanno espresso tutta la loro preoccupazione per il destino dei lavoratori. “Siamo qui per evitare il fallimento degli accordi sottoscritti, garantire l’occupazione e gli investimenti necessari per salvaguardare salute, sicurezza, ambiente e produzione di acciaio nel nostro Paese”, ha dichiarato Michele De Palma, segretario generale della Fiom-Cgil.
De Palma ha anche evidenziato come lo Stato debba assumersi pienamente le sue responsabilità, soprattutto in un momento in cui le tensioni tra istituzioni rischiano di aggravare ulteriormente la situazione. “Il battibecco tra la Procura e il Ministro non ci tranquillizza affatto – ha detto Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim-Cisl – anzi, ci preoccupa ancora di più. Se mancano certezze e stabilità, a pagare saranno sempre i lavoratori”.
Rocco Palombella, segretario generale della Uilm-Uil, ha ribadito la necessità di risposte concrete: “Dopo un anno e mezzo di attesa, i lavoratori meritano di sapere quale sarà il loro destino. Oggi non può essere un incontro informativo come tanti altri. Il governo deve dire chiaramente cosa intende fare per la siderurgia italiana e per i 15mila lavoratori coinvolti”.
Le richieste dei sindacati
I rappresentanti sindacali hanno posto al centro della discussione tre questioni fondamentali:
- La continuità industriale del sito di Taranto, minacciata dalla mancanza di risorse finanziarie e dagli ostacoli legati al sequestro dell’altoforno 1.
- Gli investimenti per la decarbonizzazione e la modernizzazione degli impianti.
- La garanzia dei livelli occupazionali, soprattutto alla luce dell’aumento esponenziale dei lavoratori in cassa integrazione (da 2mila a 4mila negli ultimi mesi).
Tuttavia, al termine dell’incontro, l’esito è apparso insoddisfacente. “L’incontro non è andato bene”, ha dichiarato Palombella. “Abbiamo chiesto garanzie per i lavoratori e per il futuro dell’azienda, ma non abbiamo avuto risposte adeguate. Per questo abbiamo deciso di sospendere il tavolo e riprenderlo la prossima settimana”.
Anche De Palma ha confermato la decisione di aggiornare l’incontro: “Il governo non si muoverà unilateralmente, ma torneremo a discutere nei primi giorni della prossima settimana. Oggi non ci sono state risposte sufficienti sulle questioni cruciali: continuità industriale, futuro dell’azienda e presente dei lavoratori”.
Prospettive incerte
La vicenda dell’ex-Ilva resta un nodo cruciale per l’economia e l’industria italiana. Con un sito produttivo che rappresenta non solo un pilastro dell’acciaio nazionale, ma anche una fonte di reddito per migliaia di famiglie, il rischio di un fallimento o di una gestione deficitaria sarebbe un colpo durissimo per il territorio e per il Paese intero.
Il governo si trova ora di fronte a una sfida epocale: bilanciare gli interessi industriali, ambientali e sociali, garantendo al contempo la sicurezza degli impianti e il rispetto delle normative. Un compito arduo, reso ancora più difficile dalle numerose variabili in gioco – dall’autorità giudiziaria alle dinamiche con gli altri soggetti coinvolti.
Per il momento, però, l’unica certezza è l’incertezza. I lavoratori attendono risposte, mentre il clima di tensione e preoccupazione continua a crescere. La speranza è che la nuova riunione del tavolo governo-sindacati sull’ex-Ilva in programma il prossimo lunedì 26 maggio a Palazzo Chigi, possa portare a soluzioni concrete, evitando che siano ancora una volta i più deboli a pagare il prezzo di una crisi che sembra non avere fine.