Trump scuote la Casa Bianca: Waltz ambasciatore Onu, Rubio consigliere per la Sicurezza ad interim

In un colpo di scena politico che scuote i corridoi della Casa Bianca, il presidente Donald Trump ha annunciato tramite la sua piattaforma Truth Social la rimozione di Mike Waltz dal ruolo di consigliere per la Sicurezza nazionale, nominandolo ambasciatore degli Stati Uniti alle Nazioni Unite. A sostituirlo, in veste di consigliere ad interim, sarà il segretario di Stato Marco Rubio, che manterrà il timone del Dipartimento di Stato. L’annuncio, diramato con il consueto stile diretto di Trump, segna un rimescolamento delle carte nell’amministrazione, con Truth Social che si conferma megafono privilegiato per le decisioni del tycoon.

“Sono lieto di annunciare che nominerò Mike Waltz prossimo ambasciatore degli Stati Uniti alle Nazioni Unite”, ha proclamato Trump su Truth. “Dal campo di battaglia al Congresso, fino al mio fianco come consigliere per la Sicurezza nazionale, Mike ha sempre messo al primo posto gli interessi dell’America. So che farà lo stesso all’ONU”. Poi, il colpo di teatro: “Il segretario di Stato Marco Rubio assumerà la carica di consigliere per la Sicurezza nazionale, continuando a guidare con forza il Dipartimento di Stato. Insieme, renderemo l’America e il mondo di nuovo sicuri!”.

La mossa arriva dopo settimane di fibrillazioni interne, alimentate dallo scandalo del “chatgate” che ha travolto Waltz. A marzo, il direttore di The Atlantic, Jeffrey Goldberg, rivelò di essere stato accidentalmente incluso in una chat Signal riservata, “Houthi PC small group”, dove Waltz e alti funzionari, tra cui il vicepresidente JD Vance, discutevano i dettagli degli attacchi americani contro gli Houthi in Yemen: orari dei decolli, obiettivi, armamenti. Un errore clamoroso, definito dal portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, Brian Hughes, un “fiasco” dovuto a un numero sbagliato. Goldberg, dopo aver lasciato la chat in silenzio, pubblicò un articolo che fece deflagrare il caso, spingendo il leader dem al Senato, Chuck Schumer, a invocare un’indagine per quella che ha chiamato “una delle più gravi violazioni dell’intelligence militare degli ultimi anni”.

Mike Waltz

Secondo Politico, che cita fonti interne alla Casa Bianca, il destino di Waltz era segnato da tempo. “La sua rimozione era nell’aria da settimane, ma il piano per estrometterlo già questa settimana ha preso corpo solo di recente”, rivelano gli insider. Tra i nomi per la successione definitiva spicca Steve Witkoff, inviato speciale di Trump, attualmente impegnato nei negoziati con Russia, Iran e Hamas a Gaza. La portavoce Karoline Leavitt, interpellata, ha gelato le speculazioni: “Non commentiamo indiscrezioni anonime”. Intanto, CBS riporta che anche il vice di Waltz, Alex Wong, sarebbe pronto a fare le valigie, travolto dallo stesso scandalo.

Waltz, da parte sua, ha incassato il trasferimento con aplomb. “Sono profondamente onorato di servire il presidente Trump e la nostra grande nazione in questo nuovo ruolo”, ha twittato su X, cercando di voltare pagina. Ma il passaggio all’Onu, pur prestigioso, ha il sapore di una retrocessione per l’ex consigliere, che solo pochi mesi fa era al centro della strategia di sicurezza nazionale di Trump.

Il presidente, tuttavia, non sembra turbato. Leavitt ha ribadito che Trump “mantiene la massima fiducia nel suo team per la Sicurezza”. Una fiducia che, però, non ha risparmiato Waltz dalla gogna mediatica e politica. Fonti vicine al tycoon raccontano che Trump, pur tentato di silurarlo subito dopo il caso Signal, scelse di non cedere alla pressione dei media, evitando di regalare ai critici la testa di un alto funzionario a inizio mandato. Ora, con l’annuncio su Truth, il messaggio è chiaro: Waltz resta nell’orbita trumpiana, ma lontano dai riflettori della Sicurezza nazionale.

Durante il National Day of Prayer alla Casa Bianca, Trump ha tessuto le lodi di altri fedelissimi, come il segretario alla Difesa Pete Hegseth, definito “straordinario”, e Rubio, elogiato per la sua capacità di risolvere crisi. Nessuna menzione, però, per Waltz, il cui nome sembra ormai relegato al passato dell’amministrazione. Anche Hegseth, insieme alla direttrice dell’Intelligence Tulsi Gabbard e al capo della Cia John Ratcliffe, era nella famigerata chat Signal, ma nessuno di loro ha subito contraccolpi.

Con Rubio chiamato a un doppio incarico e Waltz spedito all’Onu, Trump riafferma il suo controllo sull’agenda politica, usando Truth come arma per dettare i tempi e i modi delle sue decisioni. Resta da vedere come Rubio gestirà il delicato interim e se Witkoff, o un altro nome a sorpresa, prenderà le redini della Sicurezza nazionale. Nel frattempo, lo spettro del chatgate continua a incombere, con Schumer e i democratici pronti a chiedere conto di una falla che ha messo a nudo le fragilità dell’apparato di sicurezza trumpiano.